Rapine in banca a Roma: 5 arresti, nella banda anche ultrà e un agente di polizia

Ultrà con la passione delle rapine in banca: 8 arresti tra cui un poliziotto
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Sabato 26 Gennaio 2019, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 22:53

Li hanno seguiti, intercettati e alla fine in un blitz davanti a una banca li hanno arrestati, proprio mentre tentavano l'ennesimo colpo  Nella banda, sgominata da un'operazione congiunta di carabinieri e polizia, sono finiti in manette anche alcuni ultrà della Lazio e un poliziotto. Al termine di una articolata attività di indagine, un “pool” coordinato dal Gruppo Reati contro il Patrimonio dalla Procura della Repubblica di Roma, composto  da personale del nucleo investigativo dei carabinieri e della squadra mobile della polizia, alle prime ore della mattina odierna ha eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere a carico di cinque persone, smantellando una pericolosa associazione a delinquere finalizzata al compimento di numerose rapine.

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GLI INDAGATI
I provvedimenti sono scaturiti dalla spettacolare operazione effettuata il 7 novembre 2017 quando, carabinieri e polizia hanno sventato una rapina in banca a Tivoli arrestando in flagranza Franco Oddo, di 50 anni, residente a Roma, Massimo Mariani, residente a Bassano Romano (Vt) M. e Corrado Ovidi, di Guidonia Montecelio entrambi di 46 anni, tutti romani con precedenti per reati contro il patrimonio, Giuliano Pennese, 41enne incensurato romano, e Stefano Cangelosi di 46 anni già noto alle forze dell'ordine, fino a poco prima poliziotto della Scientifica (era lui che aveva il compito di intercettare le radio delle forze dell'ordine durante i colpi).
 



IL COLPO
Tutti e cinque venivano braccati mentre erano intenti, con il volto travisato da parrucche, occhiali e cappelli, armati di pistole e coltelli, a consumare la rapina, ciascuno ricoprendo il proprio ruolo ben definito: chi garantiva la “copertura di fuoco” all’esterno della banca, chi era pronto ad allertare i complici ascoltando le comunicazioni radio delle Forze dell’Ordine captando le loro frequenze, ed altri  mentre si accingevano a fare ingresso all’interno per mettere a segno il “colpo”.

L'ARRESTO
In particolare l’arresto scattava nel momento in cui alcuni operatori braccavano uno dei malviventi che si stava accingendo a fare ingresso nella banca per raggiungere uno dei complici già posizionato all’interno della filiale davanti alla cassa, entrambi travisati, con indosso delle fascette stringi-cavo e dei coltelli, pronti da utilizzare per minacciare ed immobilizzare clienti e dipendenti dell’istituto di credito.

Nella circostanza altri due complici, anch’essi travisati e posizionati all’esterno della banca con il ruolo di “pali” a bordo di un’autovettura rubata, avendo assistito alla scena, nel tentativo di guadagnare repentinamente la fuga, investivano un carabiniere che provava ad arrestarne invano la marcia.

LA SPARATORIA
Le concitate fasi dell’arresto terminavano nel momento in cui la corsa dei malviventi veniva interrotta poco più avanti da due equipaggi della polizia che, posizionati a breve distanza dalla banca, sebbene avessero intimato l’alt all’autovettura che procedeva ad elevata velocità, riuscivano a sbarrare la strada frapponendo i loro mezzi, esplodendo alcuni colpi a scopo intimidatorio.

La preziosa e meticolosa opera della procura, attraverso la creazione di un unico “team” composto da carabinieri e polizia, ha permesso dapprima di riunire vari procedimenti facendo confluire tutte le rapine in un’unica grande indagine, consentendo quindi di raccogliere i numerosi elementi probatori a carico degli arrestati, responsabili a vario titolo del reato di associazione a delinquere finalizzata al compimento di una serie indeterminata di rapine aggravate dall’uso delle armi in danno di istituti di credito. 

I RUOLI DELLA BANDA
All’esito delle indagini sono stati delineati con precisione i ruoli ricoperti dai singoli componenti del sodalizio criminoso, individuando in Franco Oddo detto "lo zio" il capo, dirigente organizzatore e promotore dell’organizzazione - ed i partecipanti in Massimo Mriani ("il matto") in diverse occasioni ha svolto il ruolo di “palo” assicurando la copertura di fuoco ai sodali, talvolta compiendo materialmente le rapine, in Corrado Ovidi ("l'oste")  anch’egli talvolta con funzioni di “palo” e custode degli strumenti per consumare le rapine,  Stefano Cangelosi ("il ciccione"), quale vero e proprio “basista” con l’incarico di intercettare le frequenze radio in uso alle Forze dell’Ordine e allertare in anticipo i sodali dell’arrivo delle forze dell'ordine, e Giuliano Pennese ("il soldato"). in qualità di esecutore materiale dei “colpi”.

GLI ISTITUTI RAPINATI
Nel complesso sono state ricostruite otto rapine aggravate delle quali tre tentate, avvenute tutte ai danni di Istituti bancari dei quartieri romani di Monteverde, Ponte Milvio, Olgiata, Cecchignola e Montesacro, nel periodo compreso tra i mesi di marzo e novembre 2017, ad eccezione di una avvenuta in località Alba Adriatica (Te).

I TRAVESTIMENTI
Tutti i “colpi” sono stati messi a segno secondo le medesime modalità: due/tre soggetti che, travisati con parrucca molta folta brizzolata, occhiali con lenti scure ed un abbondante trucco in volto per alterare i tratti somatici, dopo aver immobilizzato i dipendenti della banca, talvolta servendosi di un coltello, hanno asportato complessivamente oltre mezzo milione di euro dai vari istituti di credito rapinati.

I REATI CONTESTATI
Ai componenti della banda, tutti romani dall’età compresa tra i 40 ed i 50 anni, con vari precedenti sia contro il patrimonio che in materia di stupefacenti, alcuni tra i quali gravitanti negli ambienti degli ultrà del tifo laziale ed un poliziotto attualmente sospeso dal servizio, sono stati già contestati in giudizio a vario titolo i reati di tentato omicidio, tentata rapina pluriaggravata in concorso, porto e detenzione di armi clandestine, lesioni e ricettazione, tutti commessi in occasione della tentata rapina commessa a Tivoli.

ALL'ALBA GLI ULTIMI ARRESTI
I provvedimenti sono stati notificati a tre malviventi presso le Case Circondariali di Rebibbia e Velletri, dove stanno scontando le condanne per l’arresto in flagranza, mentre Pennese e Ccangelosi sono stati rintracciati presso le rispettive abitazioni in cui si trovavano ristretti agli arresti domiciliari ed associati anch’essi al carcere di Regina Coeli a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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