Roma, pusher nella casa del Comune (con reddito di cittadinanza)

Roma, pusher nella casa del Comune (con reddito di cittadinanza)
di Marco Carta e Giuseppe Scarpa
4 Minuti di Lettura
Sabato 5 Settembre 2020, 07:44

Il pavimento in marmo di Carrara. La porta di ingresso trapuntata in pelle. I controsoffitti di pregio e i giochi di luce dei faretti al neon, i cui riflessi si infrangono sul tavolo di cristallo, facendo scintillare la stanza come fosse un diamante prezioso. All'esterno, invece, il degrado delle case popolari di Tor Vergata e le botte di cocaina dei tossici nascoste dentro i palloncini gonfiabili, l'ennesima invenzione per nascondere la droga. A scoprire la dimora in vero e proprio stile Gomorra sono stati lo scorso giovedì i poliziotti del commissariato Romanina, che hanno arrestato un'intera famiglia di cinque persone per detenzione di stupefacenti. Per lo stato italiano erano semi indigenti, tanto da aver ottenuto il reddito di cittadinanza e la disponibilità dell'alloggio comunale ad un prezzo irrisorio, 8 euro di canone mensile.

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IL PARCO AUTO
Nella realtà, però, nei 100 metri quadrati dell'immobile di via della Tenuta di Torrenova c'era veramente di tutto: la cucina all'ultimo grido, un televisore da 80 pollici e un elegante divano Chesterfield con tanto di poltrone abbinate, una sciccheria per gli amanti del genere. Senza dimenticare il parco auto di tutto rispetto: un'Audi A3 e una Lancia Y parcheggiate in strada.
Tutto parte dall'arresto di un 48enne italiano a Tor Vergata, fermato dagli agenti con un grammo di cocaina nascosto in una busta di palloncini gonfiabili. L'uomo, che inizialmente prova a spintonare i poliziotti, viene arrestato in flagranza di reato per resistenza e detenzione di stupefacenti. A poca distanza, la stessa scena. Due giovani consumatori vengono fermati con della cocaina. È nascosta dentro i palloncini. Nessuno rivela il nome del venditore. Ma i poliziotti, che stanno ispezionando l'area da un po', hanno già messo gli occhi su uno strano viavai proveniente da un'abitazione. Le persone entrano nel portone, bussano alla porta e dopo trenta secondi vanno via.
Uno dei presunti acquirenti viene fermato per le scale del palazzo. Ha con se 40 grammi di hashish e un bilancino. Poi gli agenti fanno irruzione nell'immobile, non credendo ai loro occhi quando entrano: lo stile è ricerca, quanto pacchiano. Dovrebbe essere un normale alloggio popolare, invece è una piccola reggia, dove non manca nulla: sul tavolo di cristallo, poi, ci sono le confezioni dei palloncini da gonfiare, e anche se nella casa non viene trovata droga, i cinque membri maggiorenni della famiglia vengono tutti arrestati.
«I palloncini servivano per domenica. C'è il compleanno della piccola».

IL PROCESSO
Quando ieri mattina i cinque, difesi dall'avvocato Alessandro Olivieri, si sono trovati di fronte al giudice monocratico per la convalida dell'arresto, a fatica hanno provato a giustificarsi: «Non siamo spacciatori». E, per giustificare il tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità e lo sfarzo pacchiano della loro abitazione, ognuno ha elencato al pm Mario Pesci i propri introiti mensili. Dalla mamma, che percepisce un assegno per invalidità e un reddito di cittadinanza da 970 euro.
Ai due figli e al marito, che hanno dichiarato di guadagnare più di mille euro al mese ciascuno. Chi facendo il pittore e chi distribuendo bibite. Il conto complessivo annuale sfiora i 60mila euro, tutti rigorosamente in nero. «Ma con tutti questi soldi come fate a pagare solo 8 euro di affitto?», chiede l'accusa in aula. Ma le risposte, più che chiarire, alimentano i dubbi. Tanto che, anche se non è stata trovata droga nella casa e nonostante la presenza dei palloncini non possa costituire una prova certa dell'attività di spaccio, il giudice ha convalidato l'arresto per i cinque, subito liberati.

In attesa del processo potranno rientrare nella loro casa popolare in stile Gomorra.

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