Roma, pusher ai domiciliari con la compagna si fa arrestare. «Evado, preferisco il carcere»

Una pusher si è fatta arrestare pur di non restare con la fidanzata. Ma il giudice l'ha mandata a casa

Roma, pusher ai domiciliari con la compagna si fa arrestare. «Evado, preferisco il carcere»
di Erika Chilelli
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Giovedì 18 Agosto 2022, 22:49 - Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 19:39

Non si amano più, ma la legge le ha costrette a vivere nello stesso appartamento. Così, Monica D., 41enne, pusher della “banda del coltello” di San Basilio, ai domiciliari dal 26 luglio scorso, dopo l’ennesimo litigio è stata cacciata dalla casa in via Luigi Gigliotti che condivideva con la compagna ed è stata arrestata per evasione.

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I fatti

Una relazione ormai agli sgoccioli, ma che le protagoniste non sono ancora riuscite a lasciarsi alle spalle, perché una delle due è agli arresti domiciliari: costrette a convivere per via della disposizione del Tribunale di Roma, le due donne litigano quasi tutti i giorni.

Una condizione che, dopo l’ennesimo contrasto, ha convinto la compagna di Monica a cacciarla di casa. Così, lo scorso mercoledì la donna, con il braccialetto elettronico ancora attivo, è stata ritrovata davanti ai cancelli del IV distretto San Basilio, dove ha spiegato agli agenti la situazione ed è stata arrestata per evasione: ha detto agli inquirenti di preferire il carcere alla convivenza insopportabile. Per via della situazione difficile era già evasa altre volte. Ieri, con giudizio direttissimo, l’arresto è stato convalidato. Una volta in aula la donna ha chiesto una misura estrema: era disposta ad andare a Rebibbia pur di non tornare a casa. La sua richiesta è stata appoggiata dal pm Mario Pesci, ma le suppliche dell’imputata non hanno convinto il giudice che per lei ha disposto nuovamente i domiciliari da scontare nell’appartamento di sempre, con la donna che non ama più.

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La banda del coltello

Una condizione in cui la donna si trova per via della sua posizione all’interno della “banda del coltello”, organizzazione criminale che gestiva il narcotraffico dalle case popolari, in via Corinaldo, occupate abusivamente e trasformate in depositi per la droga e foresterie per i pusher, che si nascondevano al loro interno per gestire l’attività. Il nome alla banda è stato affibbiato dai tossicodipendenti della zona per via della vicinanza delle case popolari occupate con un bar, ormai chiuso, in cui avvenivano spesso fatti di sangue. Un sistema organizzato che, però, a giugno del 2021 ha subito un duro colpo dopo gli arresti di Monica e altre 5 persone durante le operazioni del distretto di polizia di San Basilio.

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