Roma, pullman fantasma lontano dalle autostazioni: fuori dai controlli 500 stranieri

La stazione dei pullman della Tiburtina
di Camilla Mozzetti e Stefania Piras
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Lunedì 27 Luglio 2020, 00:43

«In teoria caricano e scaricano solo pacchi e valigie ma capita anche che a servirsene siano le persone che arrivano così in Italia e a Roma e non scendono dentro l’autostazione ma nelle vicinanze». Di fronte al supermercato romeno di via Tiburtina una commessa, pochi minuti dopo la chiusura domenicale, racconta cosa accade intorno al secondo scalo ferroviario della Capitale e in prossimità dell’autostazione “Tibus” che, a partire dal prossimo weekend, vedrà la comparsa dei sanitario dell’Asl Roma 1 e dei medici delle Uscar per compiere i tamponi rapidi a tutti i passeggeri che arrivano dalla Romania. Da anni il sistema privilegiato per raggiungere l’Italia, in virtù anche dei costi più contenuti rispetto ai biglietti dei voli aerei, è quello sulle quattro ruote ma non c’è un solo canale. Perché al fianco delle corse che entrano ed escono dall’autostazione c’è un groviglio di mezzi che effettuano lo stesso servizio ma si fermano in prossimità dei cancelli di “Tibus” e che pertanto, in prospettiva, scavalcheranno le verifiche decise dalla Regione Lazio in collaborazione con lo Spallanzani.

TEST RAPIDI
Tecnicamente funziona così: se da una parte da via Cristoforo Colombo, per mano dell’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, è pronta un’ordinanza che impone il controllo sanitario con i tamponi molecolari rapidi dentro le autostazioni - poiché la priorità come ha detto in un tweet il governatore Nicola Zingaretti «è difendere il nostro Paese» - tutti i passeggeri che viaggiano su mezzi che compiono fermate al di fuori da questi scali non verranno testati. «La nostra priorità è sanitaria - commenta il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia - e siamo quasi pronti ad avviare le verifiche proprio con tamponi rapidi nelle autostazioni. Per gli arrivi che avvengono fuori? Chi si occupa di ordine pubblico potrebbe trovare il modo di far confluire anche i mezzi di queste società dentro l’autostazione perché è chiaro che non possiamo presiedere ogni angolo della Tiburtina». Ma di che traffico parliamo? In Romania, considerata anche l’altissima percentuale di colf e badanti che arrivano in Italia per trovare un impiego, le società di trasporto sono cresciute nel corso degli ultimi anni. Se ne contano più di 20 e in media nella Capitale operano almeno cinque ditte che settimanalmente riescono a effettuare una quindicina di corse. Se dunque ai 450 viaggiatori medi, contati ogni settimana dalla sala operativa di “Tibus”, se ne sommano altrettanti per le strade della Tiburtina, ma anche intorno ad Anagnina e Grotta Celoni (Casilino) il numero raddoppia. Sempre la commessa romena del supermercato: «Le ditte sono tante, tutte romene e regolarmente autorizzate al trasporto che però fermano in via Lorenzo il Magnifico, in via della Lega Lombarda o ad esempio a largo Guido Mazzoni». In tutti questi punti non ci sono paline o segnaletica che informano sul punto esatto per la salita e discesa. «Ma chi usa questi mezzi - conclude la commessa - che sono anche un po’ più economici rispetto alle società che fanno scalo dentro l’autostazione conosce benissimo i punti di ritrovo». Anche ad Anagnina, dove è in progetto da mesi il trasferimento degli hub anche internazionali che gravitano a Tiburtina si dovrà allestire un potente sistema di controllo in almeno tre punti di salita e discesa dei passeggeri che dall’Est Europa raggiungono la Capitale. Il presidio per il monitoraggio epidemiologico dovrà infatti tenere conto delle aree dell’enorme parcheggio difficilmente tracciabili che servono ai pullman: i poderosi torpedoni affrontano tratte lunghissime (anche 35 ore) per riportare a Roma tantissimi lavoratori ora ad altissimo rischio Covid. 

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