Pittore ucciso a Roma, due testimoni del pestaggio: «Così quel ragazzo l'ha colpito»

Pittore ucciso a Roma, due testimoni del pestaggio: «Così quel ragazzo l'ha colpito»
di Marco Pasqua
3 Minuti di Lettura
Sabato 23 Marzo 2019, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 18:19


«Quel ragazzo lo ha colpito in faccia e lo ha fatto cadere a terra. Lo abbiamo soccorso subito, ma era già privo di sensi». Ci sono due testimoni per la brutale aggressione di domenica scorsa, a Largo Preneste. Un'aggressione che si è trasformata in omicidio: il pittore di origini abruzzesi, Umberto Ranieri, in arte Nniet Brovdi, è morto in ospedale dopo due giorni di agonia. E adesso i carabinieri della compagnia Casilina stanno cercando di mettere insieme i pezzi (pochi) di un puzzle che dovrebbe ricostruire il volto dell'aggressore. I due testimoni sono peruviani ed erano presenti, la sera del 17, a diversi metri di distanza dal luogo in cui si trovava Ranieri. Forse era alticcio, difficile dirlo con sicurezza. Quel che è probabile, è che l'aggressione non fosse premeditata.

Artista ucciso, Umberto Ranieri fu vittima di un'aggressione omofoba
 

 


LA DEPOSIZIONE
«Lo abbiamo visto avvicinarsi a quel ragazzo, che era in compagnia di altre due coetanee hanno raccontato i testimoni ai militari che indagano sull'omicidio Hanno parlato per poco tempo, poi abbiamo visto che il ragazzo gli ha dato un pugno». Ma chi è il presunto assassino? «Aveva più di 25 anni, alto, carnagione chiara continuano i testimoni forse straniero». Più cauti i carabinieri, che non possono sbilanciarsi in queste ore durante le quali hanno acquisito il traffico delle celle telefoniche presenti nella zona. Ma, soprattutto, le immagini delle telecamere di un minimarket gestito da un indiano, all'angolo con viale Preneste, e di una banca. E proprio nel primo potrebbe essere entrato l'aggressore. Nel punto in cui Ranieri è stato trovato a terra, infatti, c'erano dei semi dei girasole. Per questo, i militari hanno visitato il negozio che li vendeva, a pochi metri di distanza e hanno richiesto le registrazioni video. «L'indiano si ricordava di quel ragazzo hanno detto ancora i testimoni e per questo gliene hanno chiesto conto. Credo che abbia detto che il ragazzo che aveva preso i semi di girasole fosse straniero». «Conoscevamo Umberto racconta ancora un altro testimone peruviano Ogni tanto capitava che ci fermassimo a parlare con lui in piazza, gli faceva piacere scambiare quattro chiacchiere. Quella sera ci sembrava alticcio, ma era difficile dirlo». «Quando è caduto a terra siamo andati a soccorrerlo spiegano ancora ma lui aveva perso i sensi. A terra c'erano sangue e materia grigia. Una scena impressionante». «L'aggressore era in compagnia di due ragazze continua il testimone e quando Umberto è caduto a terra, è scappato via». Non solo lui è fuggito, ma anche altri potenziali testimoni. Per questo, l'ex fidanzato di Ranieri, Fabio Giuffrè, oltre alla sua famiglia e al Gay Center, hanno lanciato in queste ore, sui social, un accorato appello affinché chi ha visto parli. Appello condiviso anche dai carabinieri, che devono arrivare a raccogliere altri pezzi del puzzle, per dare un nome e un cognome a chi ha ucciso Nniet. Sul luogo del pestaggio, qualcuno ha deposto un lumino e dei fiori. «Che mondo è quello in cui la vita si cancella con un pugno dato senza motivazioni, dove l'estro, dove il diverso, deve essere annientato, senza riflettere sul fatto che ognuno di noi è unico a modo suo. Spero che dove sei ora tu possa essere libero », ha scritto un'amica sulla pagina Facebook, sotto al suo ultimo post, scritto la mattina del 17 marzo, il giorno dell'omicidio.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA