Roma, la coppia che terrorizzava i condomini dei Parioli a processo per stalking: per 14 anni hanno ricattato il palazzo

Roma, la coppia che terrorizzava i condomini dei Parioli a processo per stalking: per 14 anni hanno ricattato il palazzo
di Francesca De Martino
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Sabato 18 Dicembre 2021, 07:12 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 17:32

Non si poteva parcheggiare la macchina nel proprio posto auto, altrimenti sarebbe stata danneggiata. La corrente veniva staccata per due giorni interi, le porte e le finestre degli appartamenti imbrattate, in un'occasione lanciando anche contro delle uova. E ancora, aggressioni fisiche e minacce di morte erano quasi all'ordine del giorno. Era il regime di «terrore» a cui una coppia romana, sulla cinquantina, F. A. e B. M., secondo l'accusa, avrebbe sottoposto gli inquilini del loro condominio, un prestigioso immobile in zona Parioli, per quattordici anni, fino al settembre dello scorso anno. Ora, i due sono finiti entrambi a processo per stalking davanti al Tribunale monocratico.

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LA MISURA
Ad A., da più di un anno è stato disposto il divieto di avvicinamento al palazzo, mentre la compagna continua a vivere nell'appartamento. A piazzale Clodio, il giudice ha sentito la testimonianza dell'amministratore del condominio in questione che ha confermato in aula quanto sostenuto dall'accusa e, soprattutto, ha raccontato l'ansia e la paura vissuta dai condomini, la maggior parte anziani: «Quando mi hanno affidato l'amministrazione di quel condominio - ha riferito al Tribunale - mi hanno subito avvisato che c'era una situazione particolare. Una volta arrivato, anche io ho avuto paura che potesse succedermi qualcosa». I fatti contestati si sarebbero consumati dal 2006 al 2020, data dell'ultima querela. L'equilibrio di un elegante condominio dei Parioli abitato, tra gli altri, nel corso degli anni, anche da membri dell'ambasciata del Belgio e di Israele, secondo quanto ricostruiscono i pm, era ormai stato rotto dalla coppia di cinquantenni.
Per il pm Vincenzo Barba, titolare delle indagini, gli imputati avrebbero fatto vivere alle vittime quattordici ad aver denunciato le vessazioni - «un perdurante stato d'ansia e di paura - si legge nel capo d'imputazione - costringendole ad alterare le loro abitudini di vita», come ad esempio «limitare le visite di ospiti esterni al condominio annotano i magistrati - e cercare di rientrare nelle proprie abitazioni accompagnate da un componente del nucleo familiare».

O ancora, proseguono gli atti, i condomini avrebbero dovuto «attraversare le zone condivise il più velocemente possibile muniti di cellulare e con fotocamera alla mano nel tentativo di scoraggiare ulteriori azioni violente».


LE ACCUSE
Quello che doveva essere un luogo di normale convivenza civile, si sarebbe trasformato nel tempo in una trappola. Gli inquilini del palazzo sarebbero stati costretti a non utilizzare il posto auto di loro proprietà, perché altrimenti avrebbero potuto subire delle conseguenze. E in quei posti non occupati i due, si legge in una contestazione, «avrebbero parcheggiato - pur non essendo proprietari di alcun posto auto - le autovetture a loro in uso, nella rimessa condominiale». I momenti di confronto delle vittime con gli imputati sarebbero stati animati da «aggressioni fisiche» e da minacce, riportate nel capo d'imputazione: «Vecchiaccia di mvi manderemo via da qua; ti costringeremo a vendere le case; vi ammazziamo tutti». La coppia avrebbe poi anche minacciato un condomino, sempre secondo quanto contesta la Procura, di incendiare il suo appartamento. Ora, la prossima udienza, è fissata a gennaio prossimo e verranno sentiti altri testimoni dell'accusa.

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