Il monitor non era vigilato, le porte spalancate e il cancello aperto. Nessuna tra le persone che avrebbero dovuto accudire o per lo meno stoppare l'allontanamento dei pazienti, quella notte del novembre 2017, si era accorta che da Villa Giulia Felicia, accogliente casa di cura di Colonna, fosse sparito un paziente. Così Angelo Laudoni, settantottenne romano, era stato ritrovato solo l'indomani mattina ormai intirizzito e in fin di vita, dopo una notte trascorsa all'addiaccio. Per quella morte assurda, ritenuta evitabile, il gip di Velletri Giuseppe Boccarato, ha disposto il rinvio a giudizio per omicidio colposo Anna Maria C., l'amministratrice unica della residenza e l'operatrice in servizio la notte incriminata, Halina W. Per l'anziano era il secondo giorno di ricovero. Reduce da due ictus aveva perso il senso dell'orientamento e in parte della memoria, quindi, i familiari, nella speranza di un accudimento full time, avevano optato per l'alloggio nella struttura. A sorpresa la sparizione. L'allarme nella casa di cura era scattato solo al mattino, ormai troppo tardi. Agli inquirenti è bastato acquisire i filmati del sistema di videosorveglianza per accertare l'accaduto. Tra le 23.43 e le 23.51 del 28 novembre ha ricostruito il pm Antonio Verdi - il paziente «era uscito dalla sua stanza, sceso al piano terra e, dopo aver percorso il viale di accesso, era uscito dal cancello inopinatamente aperto a quell'ora di notte abbandonando, senza rendersene conto, la casa di cura».
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Per la procura i responsabili della struttura in violazione dell'autorizzazione comunale, non avrebbero garantito la presenza di figure professionali qualificate e per di più «omesso di impartire disposizioni ma anche la vigilanza su di esse al fine di evitare che i pazienti non autosufficienti potessero allontanarsi soli dalla struttura».