Roma, l'ombra del clan Di Silvio sul bar dei Parioli: stavano per aprire al posto di Tomas a piazza Euclide

Gianluca Tuma, detto Il "Camaleonte", imprenditore vicino al clan è stato arrestato a Latina

Roma, l'ombra del clan Di Silvio sul bar dei Parioli: stavano per aprire al posto di Tomas a piazza Euclide
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Mercoledì 3 Novembre 2021, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 09:55

Puntava dritto su Roma. Stava per aprire una pizzeria della catena gestita da prestanome a piazza Euclide, nel cuore dei Parioli, al posto del bar Tomas, in una delle storiche piazze di Roma Nord. Ma ieri è finito in carcere. Gianluca Tuma, 50 anni, è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Latina insieme ai suoi fidati collaboratori, Gino Grenga, suo fratello, e Stefano Mantovano, fratello di un imprenditore che da anni vive e lavora nella Capitale.

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Le accuse sono di tentata estorsione e intestazione fittizia di beni. E' la sua specialità. Al centro della nuova inchiesta che lo riguarda c'è un fitto intrigo societario che gli ha permesso in questi anni di gestire una serie di attività commerciali, in particolare pub e ristoranti, nonostante la misura di prevenzione della sorveglianza speciale non glielo consentisse. Così, cinque anni dopo l'inchiesta Don't Touch, che a Latina gli è costata una condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione sempre per intestazione fittizia di beni, aveva ricominciato lasciando perdere l'edilizia e puntando sulla ristorazione. Il gip Giuseppe Cario lo definisce un camaleonte, a metà strada tra il crimine e gli affari, «capace di intrattenere - si legge nell'ordinanza - rapporti alla pari sia con personaggi della criminalità impegnati in attività delittuose di maggiore allarme sociale (reati contro il patrimonio, contro la persona e legati agli stupefacenti) sia con quelli appartenenti almeno in apparenza ad un ambiente più sobrio ma in grado di introdurlo nel giro delle attività economiche finalizzate al reimpiego di proventi delle attività illecite».
Dopo la confisca dei beni, ancora al centro di un braccio di ferro giudiziario (tra l'altro proprio Tuma con Cha Cha Di Silvio risultava proprietario del marchio del Latina Calcio all'epoca a un passo dalla serie A) , aveva puntato su uno storico locale del capoluogo pontino, il pub Le Streghe, gestito da due persone, padre e figlio, secondo gli inquirenti per suo conto. Con lo stesso marchio era approdato al Circeo, lungo viale Tittoni, la strada dei negozi della località balneare, e a Terracina, a due passi dal mare, in via del Porto. Ma non gli bastava. L'inchiesta lo ha sorpreso mentre puntava ad espandersi nella Capitale con una società ad hoc, Pizza 1 srl, individuando un locale a piazza Euclide dove sono in corso lavori e un cartello annuncia Next opening. Lavora con noi. Con tanto di indirizzo mail a caratteri cubitali dove inviale i curricula.
Insomma, un impero nascente. Cinque anni fa la sua ascesa al fianco dell'allora capo del clan Di Silvio, Costantino detto Cha Cha, si era interrotta mentre trattava l'apertura di supermercati anche a Roma per conto di un noto gruppo del Nord Italia. Ora voleva riprovarci con pizza e panini. gestendo i locali senza comparire ufficialmente. La misura di prevenzione della sorveglianza speciale a cui è sottoposto dal 2019 prevede infatti il categorico divieto di ottenere licenze e autorizzazioni di polizia e nel settore del commercio, ha spiegato ieri il Capo della Mobile di Latina, Giuseppe Pontecorvo. Ecco perché le cinque società attraverso cui operavano i suoi locali erano state sapientemente intestate ad amministratori e soci fittizi. L'ordinanza cautelare emessa dal gip Giuseppe Cario ed eseguita dalla squadra mobile di Latina, oltre ai tre arresti, dispone infatti il sequestro di conti correnti e quote delle società La Casa della Morgana srl, Str srl, Pizza 1 srl, Morgana srl e Amal srls, per un valore complessivo di diverse centinaia di migliaia di euro.
Laura Pesino
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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