Roma, negli ospedali letti quasi esauriti: ambulanze di nuovo ferme

Roma, negli ospedali letti quasi esauriti: ambulanze di nuovo ferme
di Francesco Pacifico
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Venerdì 8 Gennaio 2021, 22:04 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 11:37

Un terzo dei posti delle terapie intensive già occupati. I letti, sia per i malati Covid sia per quelli non Covid, che si stanno esaurendo. E soprattutto le ambulanze che, lentamente, davanti agli ospedali stanno tornando a trasformarsi in ambulatori a quattro ruote. In attesa di trovare un letto dove ospitare i pazienti. Il Lazio resta al momento inserito tra le Regioni “gialle”, ma dalla prossima settimana - lo stesso assessore alla Sanità, Alessio D’Amato ha lanciato l’allarme - sono in tanti a scommettere che si arrivi all’arancione, con tutte le limitazioni del caso. Anche perché la curva dei contagi - soprattutto in relazione al basso numero di tamponi - non scende come dovrebbe. L’ultimo bollettino della Regione recita che nel Lazio, nelle ultime 24 ore, si sono avuti 1.613 nuovi casi positivi, 166 in meno rispetto al giorno precedente; salgono a 45 i decessi (due in più) e aumentano di 1.636 i guariti. A Roma, sempre da ieri, ci sono altre 700 persone che hanno contratto il Covid. Il tutto mentre il rapporto tra positivi e tamponi è a 12 per cento, anche se la Regione consiglia di «considerare anche gli antigenici, i test rapidi». In quest’ottica la percentuale scende al 4,5 per cento. 

Ma è un altro il numero che spaventa D’Amato e tutti gli altri attori in prima linea contro il Covid della sanità laziale: a oggi il totale dei nuovi contagiati non è lontanissimo da quello registrato tra ottobre e novembre, quando è scoppiata la fase 2. Mentre - anche se allora i tamponi effettuati erano molto rari- siamo a un totale di positivi giornalieri quasi al triplo rispetto ai tempi del primo lockdown. E all’epoca i ricoverati in ospedale erano poche centinaia, adesso sfioriamo i tremila, con la campagna vaccinale anticovid (57.796 quelli “protetti”) appena all’inizio.
Proprio l’assessore D’Amato ha sempre ricordato che con i livelli di questi giorni la rete ospedaliera del Lazio può implodere.

E i numeri su terapie intensive, posti letti o il ritorno dei blocchi delle autoambulanze non fa presagire nulla di buono. A ieri erano ricoverati in rianimazione 309 pazienti Covid in tutto il Lazio, uno in meno rispetto alla giornata precedente, ma parliamo comunque di un terzo dei posti disponibili. Secondo il centro studi Altemps dell’università Cattolica, con i ritmi di adesso, questi reparti in tutta la regione vanno verso la saturazione e già oggi «supera la soglia di sovraccarico del 40 per cento individuata dal decreto del ministro della Salute in merito al tasso di occupazione dei posti letto in Area non critica». Vuol dire che, con il grosso dei posti destinati ai malati di coronavirus, quelli no Covid dopo operazioni delicate (in cardiochirurgia o di natura neurologica) adesso faticano a trovare un letto. Con la terza ondata prevista tra la fine del mese e il prossimo, quest’equilibrio rischia di essere spazzato via.

Strutture mobili

Da via Cristoforo Colombo hanno respinto quest’allarme, ricordando sia che oggi le terapie intensive Covid sono occupate al 34 per cento sia che presto saranno allestite un’altra ottantina di postazioni, ai quali vanno aggiunti quasi altri 500 posti di letto di degenza ordinaria Covid, da recuperare con strutture prefabbricate in alcune ospedali (allo Spallanzani, per esempio, sono già pronti a partire) mobili. Ma le stesse preoccupazioni possono essere lette anche su questo versante. A oggi oltre la metà dei posti Covid (2.871) è occupata, ma con circa 600mila interventi non urgenti differiti e in lista d’attesa circa il 30 per cento delle postazioni nei pronto soccorso serve proprio per ospitare i pazienti in attesa che gli si trovi un posto in corsia.
Proprio nei pronto soccorso tornano a vedersi le ambulanze, ferme in attesa di trovare una collocazione ai pazienti. Ieri si sono registrati una trentina di casi davanti ai nosocomi di Roma e Provincia. Ma dalla Regione ci tengono a far notare che «i blocchi non durano giornate intere come nei mesi scorsi, ma soltanto alcune ore. In fondo sono fisiologici. Anche è un primo preoccupante segnale che il virus sta circolando più velocemente rispetto alle scorse settimane».

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