​Roma, No vax sospesi dal lavoro: provvedimento per medici e infermieri

Roma, No vax sospesi dal lavoro: provvedimento per medici e infermieri
di Alessia Marani
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Lunedì 6 Settembre 2021, 00:12

Sospesi i primi infermieri e medici No vax nelle Asl e negli ospedali della Capitale. La Asl 1 di Roma Centro ha appena notificato le prime dieci sospensioni ad altrettanti operatori tra camici bianchi e verdi e sta inviando gli elenchi dei non vaccinati alle aziende ospedaliere autonome; la Asl Roma 5 ha già pubblicato almeno 11 delibere di sospensione ex decreto dell’1 aprile convertito in legge a fine maggio che prevede l’obbligo per chi lavora nelle strutture sanitarie a contatto con il pubblico la vaccinazione, mentre la popolosa Asl Roma 2 (dal Tiburtino all’Eur) ha comunicato sull’albo pretorio una delibera “riservata” che coinvolgerebbe una quarantina di infermieri, di cui però verrebbe previsto il ricollocamento.

Altri quaranta medici, questa volta di base, che non risultano essersi vaccinati, invece, potrebbero ricevere la lettera di sospensione in queste ore, come già successo a loro due colleghi le cui posizioni irregolari erano state evidenziate dalle Asl di Frosinone e Viterbo. «Questi dottori - spiega Pier Luigi Bartoletti della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale - dovranno fare posto a dei sostituti, ma potranno ritornare in studio se decidessero di vaccinarsi successivamente». La sospensione dal lavoro implica la non corresponsione dello stipendio, il blocco all’accesso a scatti e mobilità interna, nonché il mancato versamento dei contributi, anche figurativi. Eppure in alcuni casi professionisti No Vax a consulenza o con contratti a tempo determinato e, quindi, in scadenza, stanno preferendo fare scadere il contratto e rinunciare al rinnovo pur di non sottoporsi alla vaccinazione. «C’è un problema di fondo - aggiunge Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma - pur sapendo che le Asl hanno cominciato a sospendere dei colleghi, nessuna lista con i nominativi è ancora arrivata per essere vagliata dal consiglio dell’Ordine, l’unico organo a potere decretare l’interruzione dalle attività.

Un medico sospeso dall’azienda pubblica, oltretutto, potrebbe continuare tranquillamente a ricevere pazienti nel suo studio privato». La Regione Lazio ha auspicato che le Asl adottino criteri e modalità il più possibile univoche nel gestire la questione e spiega che «si tratta comunque di una percentuale molto piccola di operatori coinvolti». 

La nuova ondata

Piccoli numeri che, però, in realtà con gli organici già ridotti all’osso potrebbero creare dei problemi: «Da chi verranno sostituiti questi infermieri, alcuni dei quali in ruoli strategici o in reparti già carenti? - si chiede Michele Cipollini, della Fials, in servizio all’ospedale Pertini della Asl Roma 2 -. Ci sono anche diversi tecnici specializzati per cui si proporrà lo stesso quesito». Trascorsi i mesi estivi, una nuova ondata di infezioni (si ritine con effetti più lievi visto che il Lazio avrà raggiunto l’immunità di gregge) è alle porte. Al S. Eugenio si è già registrato un focolaio. Gli operatori sanitari restano i più esposti al contagio. Lo zoccolo duro dei No Vax sta creando malumori nei reparti delle aree critiche (pronto soccorsi e terapie intensive), come al Sant’Andrea o al Grassi di Ostia dove ci sono infermieri No Vax e i provvedimenti non sono stati ancora presi. Per i parenti dei pazienti e gli esterni le regole sono ferree: possono entrare solo uno alla volta, per non più di 20 minuti e dopo presentazione di Green pass o tampone negativo. Ma a curarli e ad assisterli per turni interi ci sono i No Vax
 

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