LA RICOSTRUZIONE
La piccola era stata trovata a terra proprio dalle infermiere. Il viso cianotico. Un primo referto stabili un trauma cranico, guaribile in più di un mese. I postumi del colpo alla testa però hanno accompagnato la bambina, ora alla terza classe della primaria per anni procurandole problemi di manualità, memoria, attenzione. Complicazioni, secondo la difesa delle due imputate, invece da ricollegare al fatto che la piccola fosse nata prematura, al settimo mese di gravidanza. Secondo la procura le due infermiere, responsabili del reparto di terapia sub intensiva dove si trovava ricoverata la piccola avrebbero causato l'incidente per negligenza, imprudenza ed imperizia consistita nella condotta puntualmente indicata nel capo d'imputazione. Ovvero per l'erroneo posizionamento dell'incubatrice, rialzata lateralmente per evitare problemi di rigurgido alla piccola; per la mancata trazione del portello considerato che si trattava di una apparecchio senza fermi sugli oblò ma anche per non aver guardato a vista la neonata che posta in posizione antireflusso è scivolata verso il punto più inclinato a contatto con l'oblò, cadendo in terra dall'altezza di un metro e cinque centimetri.
Il medico di guardia, la caposala - assente quella notte - e le altre infermiere imputate sono state invece assolte. I genitori della piccola venuta alla luce la notte di Capodanno assieme alla gemella si sono battuti per avere giustizia. Assistiti dall'avvocato Alessia Angelini si sono costituiti parte civile. L'incidente risale alla notte del 23 gennaio del 2012. È sera quando la piccola riposa nell'incubatrice. Si sposta, scalpita, si agita come tutti i neonati, solo che mentre si muove a poco a poco scivola verso il vuoto. Nessuno si accorge neanche della caduta. La frattura cranica inevitabile. È stato il pianto della piccola ad attirare l'attenzione di una infermiera. Era viva per miracolo.
Adelaide Pierucci
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