Negozi, il centro si svuota: persi 265 esercizi commerciali in cinque anni

Serrande abbassate in centro
di Alessandra Camilletti
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Giovedì 14 Marzo 2019, 08:22
Quindici vetrine spente in via del Corso. Otto in via Frattina, una delle quali si avvia alla riapertura e un'altra su cui un cartello dopo mesi dalla chiusura annuncia lavori. Otto saracinesche abbassate in via Sistina, sei in via Crispi e altrettante in via del Babuino. Due le vetrine inutilizzate in piazza di Spagna, per una delle quali però è annunciata l'apertura. Le attività in questo caso si sono trasferite, in via del Babuino e in via Frattina. Il viaggio nel Tridente già ad occhio lascia il segno. Confcommercio e Confesercenti rilanciano l'allarme.

I NUMERI
All'istantanea si aggiungono i dati elaborati dalla Camera di Commercio. Nell'arco di cinque anni, dal 2013 al 2018, in tutti i quartieri del Centro, hanno aperto 8.354 imprese ma 8.619 hanno chiuso. Un saldo negativo di 265 attività che ridisegna anche il tessuto economico. C'è stato un boom di aperture nella ristorazione e nei servizi di alloggio: 1.872 aperture contro 707 chiusure. Nel settore dell'artigianato hanno cessato 388 attività e 322 hanno aperto. Nel commercio le nuove iscrizioni sono 1.703, ma le cessazioni 1.977. Altra differenza forte nel settore dei servizi alle imprese, del noleggio e delle agenzie di viaggio: 621 iscrizioni e 939 cessazioni. «La mappa disegna un Centro che sta cambiando dice il presidente dell'ente camerale, Lorenzo Tagliavanti Chiudono gli artigiani e aumentano le imprese della ristorazione. E si verifica che persone che perdono il posto di lavoro provano a mettersi in proprio. Anche le aperture a volte fanno emergere un segnale di crisi».

Aggiunge un ulteriore elemento di riflessione Valter Giammaria, presidente di Confesercenti Roma: «Nel 2018 nel solo Centro storico, escluse dal calcolo le grandi vie, hanno chiuso duecento attività. Ma soprattutto si sono registrati duemila subentri, attività passate da un imprenditore ad un altro: fattore di una crisi enorme, che ci dice che quelle attività andavano male. E ormai le serrande restano chiuse per parecchio tempo». Sottolinea David Sermoneta, presidente di Confcommercio Centro di Roma: «Fino ad un paio di anni fa questo fenomeno non c'era. Un negozio in queste zone sarebbe stato riaffittato nel giro di un mese. È la prima volta che vediamo una dozzina di locali inutilizzati in via del Corso».

LA RIFLESSIONE
«Le vetrine spente dicono che il grido di allarme che da troppo tempo inviamo e rimane inascoltato sta dando purtroppo ragione proprio a chi lo emetteva. Se posizioni prestigiose come via del Corso, piazza di Spagna, via Frattina e posizioni nel Tridente storico vivono questa situazione vuol dire che l'appeal della città è venuto meno, ma non perché Roma sia più brutta, resta sempre la città più bella del mondo, ma perché si trova in un degrado tale da non essere più appetibile per i grandi investitori che invece investono nelle altre città», aggiunge Sermoneta. Una situazione che, sottolinea, «non si lega a problematiche strettamente connesse con il commercio ma a fattori ambientali: qui non si può vivere né operare tra abusivismo, accattonaggio, raccolta rifiuti, stato delle strade».
Altro elemento, l'accessibilità.

«Estendere la Ztl fino alle 19 significa desertificare le zone centrali dice Sermoneta . E ora scatterà la Ztl Tridentino. Ci erano stati annunciati parcheggi e navette, ma sono tre anni che le navette non ci sono più e così i servizi di supporto. Le scale mobili per il parcheggio di Villa Borghese sono bloccate da novembre. La chiusura della metro A in piazza della Repubblica grida vendetta. E in più si pedonalizzano zone congestionandone altre, come a Campo Marzio. La chiusura di un tratto di via del Corso è emblematica. E ogni volta che protestiamo e veniamo invitati ad esprimerci, ci vengono ribadite decisioni prese e irremovibili, ma un'amministrazione comunale dovrebbe ascoltare gli operatori». Tutti elementi che, dice, hanno portato ad un fiorire di comitati, «cinque solo negli ultimi tempi: segnale che la gente è esasperata».

Invita a un «ripensamento» sulla Ztl, la cui estensione è destinata ad arrivare alle 20, anche Giammaria: «È una penalizzazione per il centro ma anche per la Capitale. Nel Centro storico si concentra il 30-35 per cento delle imprese di tutta Roma, pagando cifre non indifferenti per la locazione. Il 95 per cento dei turisti viene a Roma per vedere il Centro storico. Nessuna amministrazione ha mai tenuto conto degli imprenditori, che invece creano ricchezza e posti di lavoro. La situazione è molto grave e serve molta attenzione: c'è una crisi mai vissuta negli anni precedenti. Il commercio di vicinato dovrebbe avere una diversa programmazione. Ci vuole una politica di rilancio». Giammaria pensa anche all'occupazione del suolo pubblico: «Bisogna dare alle attività la possibilità di allestire tavolini all'esterno, nelle regole».
 
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