Roma, una camera della tortura per chi non pagava i debiti. Blitz carabinieri, 14 arresti per estorsione e droga

I carabinieri durante l'operazione
di Alessia Marani
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Martedì 17 Maggio 2022, 10:13 - Ultimo aggiornamento: 18:52

Avevano anche una stanza delle torture, ricavata in un appartamento e protetta da teli di plastica lungo le pareti per evitare che si potessero lasciare tracce di sangue compromettenti. Ferocie e senza scrupoli la banda criminale sgominata questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Roma su disposizione della Direzione distrettuale antimafia. A chi non saldava i conti con la banda spettava un trattamento da horror, il tutto ripreso dai telefonini per fare vedere anche agli altri cosa sarebbe successo loro se non pagavano. A un pusher nordafricano per poco non spaccavno la testa e non lo hanno ucciso solo perché il caricatore si è inceppato: "A un negro gli abbiamo lo abbiamo sfondato con Bullock". Un romano invece aveva accumulato un debito di 64mila euro e la banda ne aveva organizzato il sequesto di persona: venne portato nella stanza delle torture, fatto spogliare, legato e costretto a subire minacce di morte e gravi violenze fisiche per almeno sei ore.

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Il boss nelle intercettazioni di Carminati

Sei persone in carcere, otto ai domiciliari tutte  gravemente indiziate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, tentato omicidio, lesioni, tortura, sequestro di persona, estorsione e incendio, nonché detenzione illegale e commercio di armi da sparo.

Del boss della cordata, Daniele Carlomosti, in passato già arrestato insieme con l'ex giocatore della Lazio Alessandro Corvesi, parlava anche Massimo Carminati. In una sua conversazione intercettata dagli uomini del Ros nell'indagine Mondo di mezzo: il "Guercio" riconsoceva la caratura criminale del sodalizio con base a "La Rustica" e portava rispetto: «Quelli so' brutti forti compà», precisava all'interlocutore riferendosi proprio a Carlomosti e al montenegrino Tomislav Pavlovic, in affari con gli albanesi. Tra gli arrestati spunta anche il nome di Armando De Propris, padre di Marclelo uno dei giovani finiti in carcere per l'assassinio di Luca Sacchi. Armando era stato accusato - poi assolto in processo - di avere fornito al figlio la pistola che sparò contro il personal trainer dell'Appio. 

 

Le indagini partono dalle risultanze acquisite nel periodo 2018-2019 dal Nucleo Investigativo di via in Selci che avevano acceso un faro su una strutturata e pericolosa organizzazione criminale, dedita al traffico di consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo hashish, attiva nella periferia Equst. In particolare il 17 novembre del 2017 Simone, fratello di Daniele, scampa miracolosamente a un tentato omicidio. A fare furoco su di lui, scopriranno i carabinieri, ès tato proprio il frtalelo per divergenze nella gestione delle attività illecite; contrasti che sfociavano in ulteriori atti intimidatori, quali gambizzazioni, incendi, esplosione colpi d’arma da fuoco contro appartamenti e veicoli, e finanche nel tentato omicidio di Simone allorquando Daniele gli sparava contro, dal balcone della sua abitazione, più colpi d’arma da fuoco con una pistola calibro 7,65 non riuscendo nell’intento di ucciderlo solo per un caso fortuito.

Il sistema

Secondo gli inquirenti Daniele Carlomosti operava con funzioni di raccordo tra i fornitori del narcotico e gli acquirenti dello stesso, dediti alla sua commercializzazione nell’hinterland romano, coordinando le attività illecite dei sodali dal suo domicilio di “La Rustica”. Gli investigatori ricostruiscono le fasi d'acquisto per l'importazione di mille chili di hashish dal Marocco da trasportare prima in Spagna e poi in Italia mediante un gommone, pianificazione che non si concretizzava a causa dell’intervento della Polizia marocchina che riusciva ad intercettare il carico al largo delle coste africane; il sequestro di persona a scopo estorsivo e le torture subite da un soggetto moroso per un debito di 64.000 euro riconducibile ad una partita di stupefacenti non pagata. La vittima era stata portata all’interno di un appartamento rivestito con teli in plastica al fine di non lasciare tracce di sangue, legandola, spogliandola e costringendola a subire minacce di morte e gravi violenze fisiche per circa sei ore. 

Ad altri debitori venivano requisiti orologi e veicoli. Un ruolo importante era rivestito anche da alcune figure femminili, ovvero la zia e la moglie di Daniele. Quest’ultima si occupava principalmente di gestire problematiche logistiche quali ad esempio la custodia delle chiavi dei locali dove venivano stoccati gli ingenti quantitativi di droga prima di essere smistati. Nel corso delle investigazioni svolte dai Carabinieri si è proceduto all’arresto in flagranza di reato di 7 persone per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, con il conseguente sequestro di complessivi kg. 11,400 di hashish.
 

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