Roma Multiservizi sempre più in crisi: bilancio in rosso e pochi fondi per pagare i dipendenti

Lavoratori di Roma Multiservizi manifestano davanti al Campidoglio
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 15 Luglio 2020, 17:28
Rischia il baratro Roma Multiservizi, la società misto pubblico-privato (Ama è azionista al 51 per cento) che, tra gli altri interventi, cura le pulizie in molte uffici comunali (dove cura anche le mense e il bidellaggio). Lo scorso 14 maggio, visto il caos, si è dimesso il presidente, il generale Maurizio Raponi, mentre domani, il 16 maggio, rischia di andare deserta l'assemblea che avrebbe dovuto nominare il nuovo consiglio d'amministrazione e approvare definitivamente il bilancio del 2019, che registra una perdita di 3 milioni di euro.

Dalla sede di via Tiburtina trapela anche il timore di non avere sufficiente liquidità di cassa per pagare a luglio i quasi 4mila dipendenti. Soltanto il costo del lavoro assorbe circa 55 milioni all'anno su un fatturato che nei momenti migliori superava i 90 milioni.

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La crisi di Multiservizi si trascina da tempo, da quando nei mesi scorsi una serie di inchieste giornalistiche ha messo in discussione la qualità del servizio di raccolta porta a porta dei rifiuti per Ama davanti alla saracinesche di bar, ristoranti e negozi, con il risultato che è saltato l'appalto per le utenze non domestiche, che garantiva entrate per 20 milioni all'anno. Soldi che la controllante, cioè Ama, da alcuni mesi non starebbe riconoscendo, visto che gli ultimi versamenti risalgono allo scorso gennaio. Intanto Multiservizi ha fatto causa ad Ama per chiedere con le altri aziende vincitrici dell'appalto Und un risarcimento intorno ai 50 milioni di euro.

A tutto questo vanno aggiunti i 17 milioni di euro di crediti vantati verso Atac (forniva servizi di pulizia anche alla municipalizzata dei trasporti) e la spada di Damocle sul Global service, il maxi appalto per Roma Capitale sulla pulizia di scuole e uffici romani, che il Comune vuole mettere a gara. Da mesi Multiservizi sta portando avanti una spending review draconiana, che dovrebbe portarla anche ad abbandonare la sede di via Tiburtina per trasferirsi in uffici più piccoli.

Se non bastasse ci sono frizioni tra gli amministratori nominati da Ama e quelli dell'altro socio Rekeep, ex Manutencoop, che esprime l'amministratore delegato, Rossana Trenti. I consiglieri Vincenzo Iannucci e Riccardo Romano, nominati da via Calderon de La Barca, hanno contestato in un comunicato alla Trenti «che le deleghe operative sono sempre state conferite all’amministratore delegato espressione di Manutencoop (oggi Rekeep) e Ama, pur se volesse, non ha mai inciso sulle scelte operative quotidiane o strategiche di Roma Multiservizi.

Le ripercussioni di questa situazione si scaricano intanto sui lavoratori: come detto in azienda aspettano liquidità dai soci (Ama e soprattutto Rekeep, ex Manutencoop) perché non ci sarebbero risorse sufficienti per pagare i quasi 4mila lavoratori. Ma a cascata potrebbero risentirne anche i servizi di pulizia e manutenzione che l'azienda garantisce al Comune: in questi giorni, per esempio, si devono comprare tutti i mezzi e i prodotti per riprendere l'attività di pulizia per la riapertura delle scuole e anche su questo fronte si farebbe fatica a trovare i soldi necessari.

Come detto il bilancio 2019 si chiuderà con una perdita vicina ai 3 milioni di euro contro l'utile di un milione dello scorso anno. Il patrimonio è intorno ai 6 milioni di euro, che è l'unica certezza in questo momento, per un'azienda che - senza la commessa di Ama sulle Und - regge per i 40 milioni del Global service e per i 20 che arrivano da altri appalti a privati. Se non bastasse l'unica banca che ancora fa affidamenti, Ubi, avrebbe paventato un rientro del debito, anche in relazione alle difficoltà di cassa del socio di Multiservizi, cioè Ama.

Raponi si sarebbe dimesso proprio per protestare contro il silenzio di via Calderon de La Barca e del Comune dopo le reputate richieste all'azionista di intervenire per garantire un equilibrio ai conti. Ma neanche Rekeep sembrerebbe intenzionato a iniettare capitali al buio.

Fino a qualche settimana fa si faceva pressione su Ama e su Roma Capitale perché versassero le ultime rate per i servizi dell'appalto Und o perché "comprassero" i crediti vantati verso Atm.
Ora, invece, in Multiservizi si discute anche di aprire all'ipotesi di un concordato preventivo, seguendo proprio la strada intrapresa dalla municipalizzata dei trasporti.
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