Un monologo di insulti e minacce riservato ai vigili urbani non sempre costituisce reato. Almeno in base a una sentenza emessa ieri mattina dal giudice monocratico di Roma. Il processo (durato anni) a carico di una funzionaria di banca romana accusata dalla procura e da un dettagliato resoconto della Polizia Locale di aver recitato ininterrottamente, per dieci minuti, offese pressoché irripetibili a due vigili urbani che l’avevano multata, mentre viaggiava contromano di fronte all’Ara Pacis, non si è concluso, infatti, con una condanna esemplare, ma in una sentenza assolutoria con formula piena. Forse perché sulle annotazioni di servizio non erano riportati i nomi di testimoni, pur indicati a margine? Le motivazioni si conosceranno tra un mese. Intanto la donna, assistita dall’avvocato Donatella Amicucci, è stata assolta dall’accusa di minacce finalizzate a impedire a un pubblico ufficiale di compiere il proprio ufficio. Agli atti, però, restano i verbali, le imputazioni e, da ieri, la sentenza. È la mattina del 3 marzo del 2015. «Ore 11,05», annotano un funzionario e una ispettrice del I Gruppo Trevi.
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Il verbale
Agli atti, però, restano i verbali, le imputazioni e, da ieri, la sentenza. È la mattina del 3 marzo del 2015. «Ore 11,05», annotano un funzionario e una ispettrice del I Gruppo Trevi. «Eravamo impegnati al varco di accesso Ztl di piazza Augusto Imperatore, quando notavamo un veicolo marca Mercedes che, proveniente da Lungotevere in Augusta, impegnava in senso vietato la rampa dell’Ara Pacis entrando così in Ztl.