La notte scomparsa di Roma: Campo de’ Fiori si spegne, da movida a “covida”

La notte scomparsa di Roma: Campo de Fiori si spegne, da movida a covida
di Mario Ajello
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Sabato 24 Ottobre 2020, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 10:42

Già prima delle nove di sera, Campo de’ Fiori è spenta. Sembra esserci soltanto, in mezzo alla piazza di Roma dove molti locali hanno deciso di restare chiusi, Giordano Bruno (in versione statua) e tutt’intorno, a transennarla, ecco carabinieri e vigili. Si può passare? No.

 

E allora tocca puntare su piazza Trilussa, a Trastevere. Se non fosse che i nastri gialli impediscono l’accesso e non hanno lungo la fettuccia plastificata la scritta lockdown o coprifuoco ma poco ci manca. La piazzetta di Monti intanto è occupata, già dal pomeriggio, da polizia, carabinieri, guardia di finanza. E se uno vuole entrare all’ora della cena o dell’apericena il funzionario della Digos spiega che dalle 21 o hai un posto a sedere per gustarti il mojito o niente.

 

Roma è semichiusa a quell’ora e appena scatta la mezzanotte sarà chiusa del tutto.

E infatti, Ponte Milvio si svuota in fretta già verso le 23. Tutti in macchina sfidando il traffico da inizio coprifuoco - che alle 23,45 in un’altra parte della città, a Porta Maggiore, produce scene felliniane di clacsone e litigate come nel film «Roma» del grande maestro - e le mamme tempestano i telefonini dei figli nel più strano dei venerdì sera: «Ma sei ancora in giro? Ma non lo sai che se non ti sbrighi a tornare a casa, ti arrestano?». 

 


Così nei luoghi della movida, amaramente ribattezzata covida. Via tutti perché la legge è legge. Tra qualche resistenza («A brigadiere, me stai a reprime’...», protesta un ragazzo al Pigneto) e molte suppliche: «Fateci fare l’ultimo spritz!». Poi ci si avvia alla clausura lunga fino all’alba. La grande mascherina del coprifuoco Roma se l’è tirata su. Ed emanano solitudine da dipinti di Edward Hopper i pochi clienti - sembrano ombre a guardarli dall’esterno delle vetrine - che pasteggiano in certi ristoranti ancora aperti ma di fatto già smobilitati. 


NUDA ARCHITETTURA
Questa città nel suo viaggio al termine della notte, e tante di queste notti saranno così, assume con il silenzio - non si gridava un tempo dai balconi: «Andrà tutto bene»? Ora non più - una bellezza ancora più sontuosa. Costretta a svuotarsi, Roma lascia i suoi spazi e i suoi marmi alla loro essenzialità e questi, non avvolti nella solita folla da weekend, sprigionano una forza monumentale che in fondo dà sicurezza. Ci si sente protetti, senza la calca, dalla nuda forza di Roma, dalla storia di una Capitale chiamata a una nuova prova di civiltà. La notte del coprifuoco è quella di una metropoli che vuole dire al mondo che la sua cultura prevede il rintanarsi, per ripartire quando sarà il momento.

Che propone scene come questa prima del blackout della mezzanotte: due suorine che corrono anzitempo sotto il colonnato del Bernini a Piazza San Pietro e si rintanano - come se fossero nel mirino dei fucili del virus - nell’istituto religioso lì accanto. Mettono i sacchi alle finestre? No, non siamo in guerra. «Ma io me la ricordo la guerra - racconta Giuseppe Valentini, 86 anni, ex fabbro - mentre guarda i vigili che transennano Campo de’Fiori - e allora nella notte si sentiva soltanto il sibilo del vento o il rumore delle bombe, oppure il tic tac dei passi sul selciato di chi si era attardato in qualche trattoria, rischiando la vita per un cicchetto in più».

Fare i paragoni con la guerra è incongruo e ingiusto. Qui non siamo nella Parigi occupata dai nazisti, raccontata in uno dei film più belli del mondo, «L’ultimo metro» di François Truffaut. Eppure, nel giallognolo delle luci di Roma o nell’oscurità di certi suoi angoli, si avverte il nemico in agguato. Passa un’autombulanza, e non è la prima sul lungotevere a poche centinaia di metri dall’ospedale Santo Spirito. Si ferma lì? Prosegue per lo Spallanzani? Trasporta un ferito da Covid?


SCENDO IL CANE
Chi porta a spasso il cane («Scendo il cane», si dice in italiese che non è italiano) non lo fa più con il ritmo rilassato che aveva prima. Ma con un filo di ansia: non è che, con questo giretto, io e il cagnolino stiamo attentando alla salute pubblica? Roma osserva il suo smobilitare e da dietro alle finestre chiuse s’intravedono migliaia di occhi che guardano il vuoto e sembrano chiedersi: perché siamo finiti così? Il governo non poteva prepararsi meglio? Nelle trincee casalinghe, i tanti romani che non riescono a prendere sonno sono sicuri che il coprifuoco durerà a lungo. Ma non è il caso di sacramentare. Semmai, di stringere i denti. E di combattere la paura con la serietà.

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