Roma, ucciso in scooter sulla Tiburtina: super-testimone incastra il pirata

Roma, ucciso in scooter sulla Tiburtina: super-testimone incastra il pirata
di Michela Allegri e Alessia Marani
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Giovedì 28 Gennaio 2021, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 07:26

«Ho dovuto chiamare io il 118, il conducente del pullman era fermo vicino al suo mezzo, a cinquanta metri di distanza dal corpo dello scooterista, già esanime in mezzo alla carreggiata. Allora gli sono andato incontro e gli ho chiesto: hai già chiamato i soccorsi? E lui mi ha risposto di no. E dopo un po’ se n’è andato». Un supertestimone, l’autista di un bus della tpl, inchioda il conducente del pullman turistico, un sessantenne di Mentana, già iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio stradale di Emanuele Lenzoni, il 38enne responsabile della Upim di Prati Fiscali, morto lunedì 18 gennaio sulla Tiburtina. Le immagini riprese dal sistema di videosorveglianza della vicina stazione di Ponte Mammolo confermerebbero la scena e ieri la Procura ha contestato formalmente al sessantenne anche il reato di omissione di soccorso.

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LA RICOSTRUZIONE

Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, Lenzoni potrebbe avere perso il controllo del suo Sh, complice il ghiaccio, ed essere entrato in collisione con il pullman.

I primi esiti dell’autopsia avrebbero rilevato sul suo corpo ferite da schiacciamento compatibili con un investimento a opera di un mezzo pesante, con ruote alte. Il supertestimone è stato già preso a verbale dai vigili del IV Gruppo e, a breve, sarà risentito anche dal pm Eugenio Albamonte. C’è di più. Il test, che ieri era ai funerali di Lenzoni, riferisce anche di avere chiesto al “collega” se avesse visto qualcosa, ricevendo come risposta di avere «visto dallo specchietto lo scooter roteare su se stesso». L’ipotesi è che Lenzoni possa essere finito sotto le ruote del torpedone. Ma saranno le perizie tecniche, i risultati dell’autopsia e ulteriori indagini, a chiarire la dinamica esatta. Il pullman, intanto, è stato posto sotto sequestro. Lo scooter avrebbe riportato solo segni dello scivolamento sull’asfalto, nessun danno di rilievo alla carrozzeria. Quando Emanuele è stato soccorso era a terra, ma ancora parzialmente a cavalcioni del motorino, che non era schizzato via. Il ragazzo era già esanime e, sempre a detta del test, «con un foro molto evidente sulla parte sinistra del casco». All’identità del conducente del pullman, gli agenti della Municipale sono arrivati solo successivamente, un paio di giorni dopo, grazie alle telecamere, non aveva lasciato riferimenti utili.

LA LETTERA

Nella chiesa di Santa Francesca Cabrini in via della Marsica ieri mattina in tanti, familiari, amici e colleghi, hanno voluto dare l’ultimo saluto a Emanuele. La moglie, Irene, sua coetanea, ha preso in braccio i due gemellini di 4 anni, un maschietto e una femminuccia, «il nostro capolavoro», ha detto, leggendo al termine dell’omelia una lettera per accompagnare il suo «Manu» nell’ultimo viaggio. «Sei stato un padre eccezionale e un marito pieno d’amore - le sue parole - Ci siamo conosciuti 12 anni fa in Coin alla Bufalotta, siamo cresciuti insieme, insieme abbiamo viaggiato e percorso migliaia di chilometri per non perderci, quando tu eri a Parma e a Pisa e io a Terni. Sei sempre stato un grande lavoratore, con la passione per il design e l’arredamento, un tuo capo ti chiamava “il Maradona della casa” e noi siamo stati sommersi da un’ondata di amore e solidarietà. Ma non avrei mai immaginato un finale così. I nostri figli, il nostro capolavoro, continueranno ad amarti. E io continuerò a costruire solide basi, con i tuoi valori, per i nostri cuccioli».

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Lenzoni, originario della Toscana, abitava con la sua famiglia a Colli Aniene. Quel lunedì mattina era salito in sella al suo scooter per raggiungere la filiale per aprire il negozio, di cui era il responsabile. Nonostante l’allerta meteo e le previsioni che annunciavano temperature sotto lo zero, nessuno si era preoccupato di spargere preventivamente la sera precedente il sale sulla carreggiata. Tanto che quella mattina, un altro tratto della stessa consolare venne chiuso per la presenza di lastre di ghiaccio. «Una mancanza - afferma l’avvocato Massimo Iesu che assiste la signora Irene - di cui chiederemo conto». 

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