«Ho dovuto chiamare io il 118, il conducente del pullman era fermo vicino al suo mezzo, a cinquanta metri di distanza dal corpo dello scooterista, già esanime in mezzo alla carreggiata. Allora gli sono andato incontro e gli ho chiesto: hai già chiamato i soccorsi? E lui mi ha risposto di no. E dopo un po’ se n’è andato». Un supertestimone, l’autista di un bus della tpl, inchioda il conducente del pullman turistico, un sessantenne di Mentana, già iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio stradale di Emanuele Lenzoni, il 38enne responsabile della Upim di Prati Fiscali, morto lunedì 18 gennaio sulla Tiburtina. Le immagini riprese dal sistema di videosorveglianza della vicina stazione di Ponte Mammolo confermerebbero la scena e ieri la Procura ha contestato formalmente al sessantenne anche il reato di omissione di soccorso.
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LA RICOSTRUZIONE
Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, Lenzoni potrebbe avere perso il controllo del suo Sh, complice il ghiaccio, ed essere entrato in collisione con il pullman.
LA LETTERA
Nella chiesa di Santa Francesca Cabrini in via della Marsica ieri mattina in tanti, familiari, amici e colleghi, hanno voluto dare l’ultimo saluto a Emanuele. La moglie, Irene, sua coetanea, ha preso in braccio i due gemellini di 4 anni, un maschietto e una femminuccia, «il nostro capolavoro», ha detto, leggendo al termine dell’omelia una lettera per accompagnare il suo «Manu» nell’ultimo viaggio. «Sei stato un padre eccezionale e un marito pieno d’amore - le sue parole - Ci siamo conosciuti 12 anni fa in Coin alla Bufalotta, siamo cresciuti insieme, insieme abbiamo viaggiato e percorso migliaia di chilometri per non perderci, quando tu eri a Parma e a Pisa e io a Terni. Sei sempre stato un grande lavoratore, con la passione per il design e l’arredamento, un tuo capo ti chiamava “il Maradona della casa” e noi siamo stati sommersi da un’ondata di amore e solidarietà. Ma non avrei mai immaginato un finale così. I nostri figli, il nostro capolavoro, continueranno ad amarti. E io continuerò a costruire solide basi, con i tuoi valori, per i nostri cuccioli».
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Lenzoni, originario della Toscana, abitava con la sua famiglia a Colli Aniene. Quel lunedì mattina era salito in sella al suo scooter per raggiungere la filiale per aprire il negozio, di cui era il responsabile. Nonostante l’allerta meteo e le previsioni che annunciavano temperature sotto lo zero, nessuno si era preoccupato di spargere preventivamente la sera precedente il sale sulla carreggiata. Tanto che quella mattina, un altro tratto della stessa consolare venne chiuso per la presenza di lastre di ghiaccio. «Una mancanza - afferma l’avvocato Massimo Iesu che assiste la signora Irene - di cui chiederemo conto».