Roma Metropolitane, il Tar respinge il ricorso: «La liquidazione si farà»

Roma Metropolitane, il Tar respinge il ricorso: «La liquidazione si farà»
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Giovedì 7 Novembre 2019, 15:39 - Ultimo aggiornamento: 17:57

Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato che chiedeva la sospensione della liquidazione di Roma Metropolitane. Il ricorso era stato presentato dall'amministratore unico e legale rappresentante pro tempore di Roma Metropolitane, Marco Santucci, da Antonio Lombardi, nella sua qualità di presidente del Collegio sindacale di Roma Metropolitane, e da Stefano Fassina, consigliere di Roma Capitale e membro dell'Assemblea capitolina, tutti rappresentati e difesi dagli avvocati Luisa Melara e Francesco Vannicelli.  

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I giudici della seconda sezione del Tar hanno ritenuto «fondate le eccezioni di carenza di legittimazione ad agire sollevate da Roma Capitale nei confronti dei tre ricorrenti, sebbene per ragioni differenti». In particolare «l'amministratore unico e legale rappresentante pro tempore Marco Santucci è dimissionario dall'1 ottobre 2019» si legge nell'ordinanza, e pertanto «era competente solo per l'ordinaria gestione fino alla nomina del nuovo amministratore e non aveva, quindi, il potere di compiere un atto di straordinaria amministrazione, quale deve ritenersi la proposizione di un ricorso avverso la delibera assunta dal socio unico della società partecipata per la messa in liquidazione della stessa».

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Inoltre «non può riconoscersi alcuna legittimazione sostanziale alla proposizione del presente ricorso ad Antonio Lombardi, quale presidente del Collegio sindacale della società Roma Metropolitane e a Stefano Fassina, quale consigliere di Roma Capitale e membro dell'Assemblea capitolina». Il presidente del Collegio sindacale «non ha la rappresentanza legale della società» né «è titolare di una situazione giuridica soggettiva lesa dalla delibera tale da fagli assumere una posizione differenziata» e «una legittimazione attiva a impugnare l'atto adottato dall'amministrazione resistente». Quanto a Fassina, scrivono i giudici del Tar, «nella sua qualità di consigliere di Roma Capitale e membro dell'Assemblea capitolina, non è legittimato a impugnare la delibera» di Roma Capitale «in quanto la stessa non risulta direttamente lesiva del proprio munus».
 

 

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