Rette delle mense sospese, anzi no: si paga e arrivano i bollettini. Caos sul servizio di refezione scolastica autogestita per gli istituti di Roma Capitale. Migliaia di famiglie, con i figli iscritti a materne ed elementari, già da giorni stanno ricevendo gli avvisi di pagamento ma di sgravi o riduzione dei costi sui pasti neanche l’ombra. Eppure proprio la sindaca Virginia Raggi all’alba dell’ultimo “lockdown” con il passaggio del Lazio a metà marzo in zona rossa aveva annunciato la sospensione dell’onere. Ancora oggi sul portale di Roma Capitale è possibile leggere chiaramente la nota datata 15 marzo. «La sindaca di Roma ha dato mandato agli assessori e ai dipartimenti competenti - si legge nell’avviso - di provvedere alla sospensione del pagamento delle rette per gli asili nido, per le mense scolastiche gestite da Roma Capitale e per il servizio di trasporto degli alunni». Solo che all’annuncio sono seguiti invece i bollettini e la cifra è totale. Da qui il caos sul pagamento perché molte famiglie non sanno cosa fare.
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LE FAMIGLIE
«Ci siamo posti il problema non appena ricevuto il bollettino per l’ultimo bimestre di marzo e aprile - racconta una mamma del XIII Municipio, Simona D.
LE ZONE
Stesso discorso in VIII Municipio e in tutte le ex circoscrizioni di Roma in quanto il pagamento delle rette per il servizio di refezione viene gestita a livello centrale. «Abbiamo scritto al dipartimento - racconta l’assessore alla Scuola di Garbatella Francesca Vetrugno - chiedendo chiarimenti perché le famiglie ci chiedono cosa devono fare ma non abbiamo ricevuto risposta». In sostanza moltissime scuole dove la mensa è autogestita stanno inviando i bollettini chiedendo il pieno pagamento delle quote mentre nelle scuole che ricadono nel cosiddetto “appaltone” centralizzato, non essendo più disponibile da tempo il servizio dei bollettini, dovrebbero essere le famiglie stesse a fare di calcolo e pagare una quota ridotta perché nessuno gliel’ha indicata. Il problema però è che l’ultimo “lockdown” diversamente dal 2020 non ha superato le due settimane se si considerano i due giorni di apertura prima delle vacanze di Pasqua. E in questo caso «Il regolamento stabilisce che l’obbligo del pagamento rimane - spiega l’assessore alla Scuola del I Municipio Giovanni Figà Talamanca - se l’interruzione del servizio è inferiore a due settimane proprio come succede nei mesi di giugno e settembre quando le quote vengono pagate calcolando il servizio sull’intero mese». In sostanza servirebbe una delibera approvata dall’Assemblea Capitolina di cui però non c’è ancora traccia.