I marmi veneziani sui pavimenti, il verde delle Alpi elegante e raffinato sulle pareti come fosse una seconda pelle, i mosaici di pasta vitrea dorata sulle colonne, sono alcuni dei materiali originali recuperati con uno spirito archeologico. Una scelta quasi naturale e simbolica per quella che viene considerata la casa dell'archeologia romana. Ma non solo. Perché l'Istituto archeologico Germanico, che affonda le radici del suo legame con Roma alla metà dell'Ottocento, quando aprì la prima sede addirittura sul Campidoglio, punta ad un rinnovamento anche in chiave contemporanea. Come a dire che la memoria storica va a braccetto con l'innovazione. Il suo edificio storico in via Sardegna 79, a due passi da Via Veneto, ne è un esempio.
LA RICOSTRUZIONE
Lo scheletro esterno della facciata, di quel razionalismo minimale tutta griglia in travertino e finestroni a parete, che risale al progetto del 1964 (coinvolto persino quell'Annibale Vitellozzi autore del dinosauro della stazione Termini), incarta un imponente cantiere di ricostruzione, che ha riplasmato il corpo interno del complesso.
La visita regala già il profilo dei luoghi iconici, come la grande sala conferenze a doppia altezza da 150 posti, la biblioteca Platneriana e la sala lettura su due livelli con il grande ballatoio centrale. Tutti al centro di un'accurata progettazione che porta la firma di Insula Architettura e Ingegneria srl.(gli stessi del progetto dell'Arsenale Pontificio per la sede della Quadriennale e della piazza Augusto Imperatore). Un lavoro coordinato dall'impresa Pasqualucci. «I pregiati materiali di pavimentazione e rivestimento sono stati recuperati e reimpiegati quando possibile», racconta l'architetto Eugenio Cipollone di Insula, impegnato nella «sfida di restituire alla Germania un bene culturale così importante, la sede più antica tra i vari istituti germanici all'estero». Un'operazione che vuole «restituire alla città di Roma uno spazio culturale di condivisione in campo archeologico ma anche uno spazio che rigenera il quartiere attraverso la cultura», precisa Cipollone. Non a caso, a visitare il cantiere, ieri, c'era anche l'assessore capitolino alla Cultura Miguel Gotor.
LA CITTADELLA
L'edificio è imponente, quasi una cittadella. Si articola su otto livelli dinamici e monumentali, dal foyer d'ingresso per l'accoglienza del pubblico e il salone delle mostre, alla sala conferenze multifunzionale, gli spazi che animano la biblioteca e sala letture, l'aula riunioni, fino alla fototeca con il laboratorio di fotografia, gli uffici dei ricercatori e gli alloggi per borsisti. Tutto rivisto in chiave anti-sismica. Il tutto completato dalla terrazza panoramica (che offre un affaccio inedito sul quartiere), pendant del giardinetto interno confinante con il complesso della chiesa luterana. «Il nostro patrimonio documenta indagini e scoperte di materiali datati dal secondo millennio avanti Cristo al VII secolo dopo Cristo - sottolinea il direttore dell'Istituto Ortwin Dally - non altro che il cuore della ricerca archeologica su Roma, in tutta Italia, dall'area Adriatica fino a quella dell'Africa settentrionale. L'archivio, nona caso, costituisce un unicum nel suo genere, aperto al pubblico e agli studiosi».