Rifiuti, il tmb Malagrotta a rischio stop

Rifiuti, il tmb Malagrotta a rischio stop
di Mauro Evangelisti
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Martedì 19 Marzo 2019, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 11:27

Il 3 aprile scade il contratto siglato tra Ama e Colari, società della galassia Cerroni proprietaria dei due impianti di trattamento di Malagrotta dove ogni giorno vengono mandate 1.300 tonnellate di rifiuti romani. Da quel giorno Roma si ritroverà con un buco nero, perché gli autisti dei camion dell'Ama non sapranno dove portare buona parte della spazzatura raccolta. Spiega l'amministratore di Colari-EGiovi, Luigi Palumbo (nominato dalla procura): «Per ora non abbiamo notizie da Ama, una proroga non è prevista». Come è possibile? Come mai non si sta cercando in tempi rapidi una soluzione visto che gli impianti di Malagrotta garantiscono lo smaltimento di 415mila tonnellate di indifferenziato, quasi la metà di quanto viene prodotto a Roma?

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L'inerzia di queste ore è determinata dalla situazione di stallo totale dell'azienda, dopo che il 18 febbraio è stato rimosso l'intero consiglio di amministrazione. Questa è la ragione contingente. Per quella più profonda bisogna premere il tasto rewind fino a un anno e mezzo fa. Allora, tanto per cambiare, Roma si trovava sull'orlo dell'emergenza rifiuti: poiché Cerroni e Colari erano stati oggetto di una interdittiva antimafia (ora sospesa) in teoria una società a capitale pubblico come Ama non avrebbe potuto pagare i servizi forniti a Malagrotta. Anche lì c'era lo spettro del buco nero delle 1.300 tonnellate di rifiuti giornaliere che sarebbero rimaste per strada, intervenne il prefetto Paola Basilone e il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, e fu deciso un percorso per garantire il servizio ma anche la legalità. Fu autorizzato un contratto ponte di diciotto mesi tra Ama e Colari. Precisò la Prefettura: «Tale accordo riconduce in una cornice di regolarità contrattuale un rapporto di fatto protrattosi negli anni, assicurando la continuità del servizio pubblico in vista dell'espletamento della procedura di gara europea».

PERCORSO
In sintesi: per diciotto mesi si fa un contratto (fino ad allora non c'era), nel frattempo Ama fa una gara europea in nome della trasparenza. Il problema è che più volte la gara per lo smaltimento dei rifiuti di Roma, benché valesse 280 milioni di euro, è andata deserta, tanto che l'allora presidente Lorenzo Bagncani presentò una denuncia all'autorità per la concorrenza, ventilando il fatto che le grandi compagnie del settore facessero cartello. Non è servito a molto, perché anche una nuova gara, a fine febbraio, non ha ricevuto offerte. Ma mentre le gare andavano deserte, i diciotto mesi trascorrevano e il 3 aprile scadrà il contratto-ponte. Da Ama, almeno secondo quanto risulta a Colari-EGiovi, non è ancora stata inviata una proposta, per valutare come proseguire. In passato di fatto non c'era un contratto (la tariffa comunque è amministrata, fissata dalla Regione), ma dopo la presa di posizione di Prefettura e Anac che lo hanno richiesto, sembra improbabile che l'amministratore di Malagrotta nominato dal tribunale possa accogliere i rifiuti mandati da Ama per il trattamento, senza alcuna intesa. Cosa succederà dal 3 aprile? Mistero. Non solo: a maggio scadrà l'autorizzazione per l'utilizzo di Ponte Malnome come centro di trasferenza, ma ancora non è stata trovata (e forse neppure cercata) un'alternativa. La paralisi dell'azienda è consolidata. Attualmente Ama sta aspettando la nomina di un nuovo consiglio di amministrazione, mentre l'amministratore unico provvisorio è Massimo Bagatti, già direttore operativo. In Campidoglio non c'è più un assessore all'Ambiente, dopo le dimissioni di Pinuccia Montanari, e la delega è stata presa ad interim dalla sindaca Virginia Raggi. Giovedì l'assessore al Bilancio di Roma Capitale, Gianni Lemmetti sarà ascoltato dalla commissione di indagine in consiglio regionale, dopo che Bagnacani e la Montanari lo hanno indicato come responsabile della mancata approvazione del bilancio. Anche in questo caso, pronti i popcorn.
 

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