Roma, visite ed esami dai privati per smaltire le liste d'attesa

Roma, visite ed esami dai privati per smaltire le liste d'attesa
di Francesco Pacifico
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Lunedì 9 Agosto 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 08:34

Ambulatori aperti 12 ore al giorno. Settantamila prestazioni (screening, esami e interventi chirurgici) da recuperare al mese. E un’alleanza con le strutture del privato convenzionato. Entro venerdì prossimo la Regione Lazio vuole rimettere in piedi il sistema informatico e il numero unico per le prenotazioni del Cup e del Recup, dopo il blocco alle attività imposto dagli attacchi degli hacker di una settimana fa. Ma parallelamente in via Cristoforo Colombo l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, ha ultimato anche un piano per tagliare le liste d’attesa. Problema molto sentito nel Lazio, dove l’emergenza Covid, con gli ospedali concentrati nel curare i pazienti colpiti dal virus, ha lasciato un’eredità di centinaia di migliaia di prestazioni arretrate. Circa 700mila stando alle stime che girano per le Asl, oltre un milione secondo l’associazione Cittadinanzattiva. E a queste, poi, vanno aggiunti i 10mila appuntamenti saltati nell’ultima settimana, dopo che gli hacker entrati nel sistema informatico regionale hanno finito per bloccare anche la rete che gestisce le prenotazioni. Sono numeri molto rilevanti, perché più sono alte le liste d’attesa e più crollano le pratiche di prevenzione. Senza le quali salgono i pazienti ricoverati, la spesa sanitaria e infine i decessi. Nel 2020, per esempio, il gap nella profilassi ha fatto che i morti per patologie non Covid salissero del 6 per cento rispetto all’anno precedente. Per questo la Regione ha deciso una cura da cavallo con un piano, che scatterà da settembre. Innanzitutto l’obiettivo è recuperare circa 70mila prestazioni al mese, per dimezzare l’arretrato già all’inizio dell’anno prossimo. Per raggiungere questo obiettivo, si faranno gli straordinari nelle strutture sanitarie, coinvolgendo gli ambulatori di ospedali e quelle delle case della salute.

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La strategia, comprendendo anche le sale operatorie, passa per lo spalmare le attività su 12 ore giornaliere: uno sforzo che il Lazio - dove storicamente mancano circa 3mila tra medici e infermieri - riuscirà ad affrontare intanto ampliando i turni degli specialisti ospedalieri. Nei mesi scorsi è stato firmato un accordo nazionale che porta a 9 le ore per questa categoria. Ma siccome potrebbe non bastare, D’Amato sta studiando di allargare il raggio di questa operazione anche alle cliniche private accreditate, che a loro volta si erano dette disponibili a dare una mano. Qualcosa di simile era stato già fatto durante i giorni del Covid, quando con i reparti e soprattutto le rianimazioni destinati ai malati di coronavirus, le cliniche hanno effettuato alcuni interventi di elezione anche “ospitando” medici delle strutture pubbliche. Ma stavolta, oltre alle operazioni chirurgiche, si faranno anche screening più generici, controlli specialistici ed esami di laboratorio. Al riguardo, spiegano dalla Regione che non dovrebbe esserci un aggravio per le casse pubbliche, visto che si utilizzeranno i fondi già destinati alle cliniche convenzionate, che non sono spesi in quest’ultimo biennio perché il Covid ha tagliato la domanda di assistenza. Infatti, molti pazienti si sono tenuti lontani tanto dalle strutture pubbliche quanto da quelle private, anche per paura di contagiarsi. Quindi il conto delle prestazioni in regime convenzionato da rimborsare è stato limitato.

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Effetti dell'hackeraggio -  Le prime prestazioni da recuperare saranno quelle che sono saltate nei giorni dell’attacco hacker. Sono circa 10mila tra visite ed esami. Al riguardo la Regione, in attesa della ripartenza dei sistemi informatici di Cup e Recup, ha chiesto alle Asl di contattare i cittadini che non hanno potuto effettuare le prestazioni per le quali avevano già fissato un appuntamento, in modo da essere “riprogrammati!”. Ma quali sono le principali prestazioni non erogate nelle liste d’attesa del Lazio? Stando al monitoraggio di Cittadinanzattiva c’è da recuperare tutta la parte della prevenzione per le patologie di colon retto, cervice uterina e mammella. Ma si registrano ritardi anche nelle risonanze magnetiche al cervello, quelle pelviche, le ecografie alla prostata o alla vescica, visite ginecologiche, ecocolordoppler ai vasi sopraortici, tac al torace e all’addome superiore.

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