Roma, muore travolto da camion Ama, il dolore della figlia: «Veniva ogni anno dalla Slovacchia a portarci i doni di Natale»

Roma, investito dal camion Ama la figlia: «Mio padre era qui in vacanza»
di Raffaella Troili
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Giovedì 12 Dicembre 2019, 12:26
Arrivava tutti gli anni. Anticipando Babbo Natale. E portava gioia e regali. Daniela Hruba non ha ancora realizzato, cerca invano di trattenere le lacrime: quel suo «splendido» papà, Anton Hruba, è morto investito da un camion dell’Ama a pochi metri da casa, alla Borghesiana. «Era una persona meravigliosa, da dieci anni dalla Slovacchia veniva a Roma per le feste. Si sobbarcava 26 ore di viaggio, a 84 anni, per vedere la sua famiglia, i nipoti, me, per passare il Natale con noi».

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Anton Hruba era arrivato sabato scorso. Conosceva bene la zona, sulla Casilina, dove viveva la figlia. «Andava nella sua chiesa, al parco, poi rientrava verso le undici e mangiavamo assieme». Anche ieri mattina era uscito per andare al parco, erano le 9,30, l’anziano era su via Casilina all’altezza del civico 1814 quando il compattatore dell’Ama l’ha travolto mentre attraversava sulle strisce pedonali.

 
 


La figlia Daniela, da 20 anni infermiera presso il Policlinico Umberto I, in precedenza in forze alla Croce rossa italiana, ieri si è ritrovata improvvisamente dentro l’incubo più nero: il corpo del padre coperto da un telo sull’asfalto insanguinato. Prima ha scritto sui social chiedendo testimonianze a chi fosse presente nel momento dell’incidente, poi è dovuta andare nella camera mortuaria dell’ospedale di Tor Vergata per il riconoscimento del cadavere, sempre con a fianco il marito ha tirato indietro le lacrime quando era in macchina con i due figli piccoli, quei nipotini che il signor Anton adorava.

«Era andato a fare una passeggiata, sarebbe andato al parco, ma purtroppo non ci è mai arrivato». Fuori alla bella casa al piano terra restano le luci e gli addobbi delle feste. Perché ci sono due piccoli e ora «si dovranno trovare le parole giuste, piano piano, per affrontare con loro la situazione». «Era un papà splendido, arrivava e ci riempiva di regali e di affetto».

Ora è tempo di chiarire la dinamica, gli aspetti ancora poco chiari dell’accaduto. «Sì, ma ci penseranno gli avvocati, io non ce la faccio, non ci posso ancora credere», ripete Daniela.
Con il Natale alle porte e due bambini da far sorridere, una famiglia da portare avanti, gli addobbi sulla porta, è tutto rimasto uguale. Manca solo nonno Anton, un dolore troppo grande, anche per una professionista, per chi come lei è abituata da tempo a “maneggiare” e gestire con cura il dolore in ospedale. Come si può morire, così, a Roma, dopo un viaggio di 26 ore da Michalovce, lungo la Casilina, schiacciato da un camion dell’Ama, sulle strisce pedonali, a pochi metri dalla famiglia. Sarebbe stato un bellissimo Natale, come sempre, quando arrivava nonno Anton.

 
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