Roma, incendio Centocelle: la pista dei rom nel parco per occupare nuovi spazi

Nell'ex campo che ospitava il Casilino 900 il timore è che i nomadi vogliano rivendicare un'area che il Comune vuole invece riqualificare

Roma, incendio Centocelle: la pista dei rom nel parco per occupare nuovi spazi
di Francesco Pacifico e Giampiero Valenza
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Domenica 10 Luglio 2022, 23:58 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 09:33

Per capire che cosa è successo 48 ore fa a Centocelle, in Campidoglio mettono assieme due elementi che apparentemente sembrano distanti tra loro. E hanno ripetuto lo stesso ragionamento anche ieri durante un vertice con la Prefettura e tutte le forze dell’ordine. A bruciare è stato un pezzo del parco che il Comune si accinge a riqualificare. Terreni dove negli anni si sono stratificati liquami inquinanti e dove sono stati sepolti rifiuti speciali e tossici. Questa, la prima parte della riflessione. Poi si fa notare che ancora oggi, in quell’area che un tempo ospitava il campo nomadi Casilino 900, i rom tornano spesso a smaltire, cioè a fondere, i metalli rubati creando pericolosi roghi.

DOLO O COLPA

Certezze non ce ne potranno essere fino a quando gli inquirenti non avranno concluso tutte le indagini. Ma la presenza continua di nomadi in quell’area fa temere al Comune, intanto, una responsabilità di questi gruppi: 48 ore fa potrebbero avere appiccato le fiamme accedendo il fuoco per fondere dei metalli oppure avrebbero scientemente avviato l’incendio per lanciare un segnale. Cioè per rivendicare come propria un’area dove già nel 2017 la Procura di Roma iniziò a indagare su questi strani movimenti. Il Parco di Centocelle è stato spesso annoverato tra le “Terre dei fuochi” capitoline presenti nel Comune di Roma. E in quest’ottica è tra le aree più controllate proprio per evitare nuovi casi di smaltimenti abusivi. Un mese e mezzo fa su via Casilina ci fu un nuovo sgombero da parte delle forze dell’ordine perché, proprio all’ingresso di quello che era il campo rom Casilino 900, un gruppo di nomadi aveva creato una sorta di impianto abusivo per l’incenerimento e l’interramento dei rifiuti. Soprattutto era stata occupata la vecchia sede di un distributore di benzina, che non a caso il Comune ha iniziato a smantellare per evitare il loro ritorno. Poi non lontano sono presenti alcune baracche, dove è stata segnalata la presenza di alcune famiglie di nomadi. Ieri erano visibili, perché le fiamme di sabato hanno distrutto una serie di piante che le nascondevano. Non a caso l’assessora all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, ha fatto sapere durante un sopralluogo nei luoghi dell’incendio: «È abbastanza chiaro che non è un’autocombustione. Sicuramente c’è la mano dell’uomo, ora bisogna vedere se è doloso e colposo». E ha ricordato che «in questa zona non più di un mese e mezzo fa è stata demolita una struttura, dopo che l’avevamo sgomberata per l’ennesima volta. Qui, c’era una rivendita e uno smistamento di alcuni rifiuti». Per concludere: «In quasi tutti i roghi c’è di mezzo la filiera dei rifiuti».

Sono passati undici anni dallo sgombero dell’area dell’ex Casilino 900, il campo nomadi abusivo più grande d’Europa che ospitava più di 600 persone, chiudendo una realtà che sopravviveva da quasi 50 anni. Rispetto ad allora, sono cambiati i personaggi e i volumi d’affari, ma come nel decennio scorso il parco di Centocelle rimane uno dei punti della Capitale dove si registrano ancora traffici illeciti in materia di rifiuti. 

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