Arrestato Salvatore Nicitra ex boss della Magliana: le mani della mala sulle slot

Arrestato Salvatore Nicitra ex boss della Magliana: le mani della mala sulle slot
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Martedì 11 Febbraio 2020, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 07:33

Le slot, la Banda della Magliana, la mala capitolina, il boss, i soldi. Tantissimi. Era praticamente «l'ultimo tassello» che mancava. Il personaggio chiave della mala romana tra passato e presente. Tra Banda della Magliana e i nuovi gruppi criminali da cui era rispettato e temuto. Salvatore Nicitra, l'ingegnere, siciliano classe 1957, è stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere in una maxioperazione dei carabinieri e disposta dai magistrati della Dda di piazzale Clodio. «Il re di Roma Nord», il signore indiscusso delle slot machine all'ombra del Colosseo, era a capo di una organizzazione che con modalità mafiose gestiva su Roma il settore delle apparecchiature per il gioco d'azzardo.
Cold case. La lunga attività di indagine, andata avanti per oltre due anni, ha portato anche a risolvere 5
cold case, quattro omicidi e uno tentato, che risalgono alla fine degli anni '80 e in cui Sergio, il nome scelto dal boss per la latitanza, ha avuto un ruolo di promotore ed esecutore nella fratricida lotta nata per accaparrarsi fette di potere criminale dopo il tramonto dell'era Magliana. «Io sono un boss, metto macchinette e slot machine dove voglio. Su tutta Roma», ammette candidamente Nicitra in una intercettazione. Il suo lungo percorso, secondo quanto ricostruito in passato dai carabinieri, nella «mala» capitolina risale ad oltre 30 anni fa, agli anni '80, durante i quali si ritaglia un ruolo di primo piano nelle attività illecite nel quadrante compreso tra Montespaccato, Aurelio, Primavalle, Cassia e Monte Mario. Nel giugno del 1993 mentre Nicitra è in carcere per accuse di mafia, scompaiono il fratello Francesco e il figlio Domenico di 11 anni.
Renatino De Pedis. L'amico di Franco Giuseppucci e referente di Enrico De Pedis (in arte Renatino) è stato un punto di riferimento per i vali comparti dell'attività illecita a Roma. «Con l'età mi sono addolcito - afferma sempre intercettato - ma io non ero così, non pensare… dovevi abbassare la testa quando parlavi con me! Me la comandavo proprio qua da queste parti a Roma Nord, comandavo tutto e tutti mi davano i soldi a me». E ancora: «Io avevo le case da gioco più importanti di Roma e di Italia - racconta non sapendo di essere intercettato -. I soldi che guadagnavo neanche il casinò li guadagnava. Avevo le case da gioco con ville e con i camerieri: guadagnavo 100 mila euro a notte». La
stella di Nicitra, che poteva contare anche su contatti nelle forze dell'ordine, ha cominciato ad incrinarsi nel 2018 quando viene arrestato nell'indagine sul gruppo criminale dei Gambacurta, guidata dal boss «zio Franco», attiva nella zona di Montespaccato e Primavalle. Con lui oggi sono finiti in carcere 27 persone mentre ai domiciliari si trovano le donne del clan: la madre, la figlia, la compagna e la segretaria di Nicitra che secondo gli inquirenti avevano un ruolo primario nell'attività illecita.

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Un sistema che era rispettato da tutti. Sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Il nome di Nicitra è legato anche alla gestione di due ristoranti del centro storico. L'attività di indagine si è basata anche su una serie di verbali di collaboratori di giustizia , tra cui Giuseppe Marchese, cognato di Leoluca Bagarella, Antonio Mancini e Maurizio Abbatino (ex Magliana), che tra il 1993 e il 1995 avevano raccontato dell'ascesa di Nicitra. Una ascesa passata attraverso anche una serie di omicidi, avvenuti a Primavalle e nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, cold case ora risolti. Una scia di sangue che porta la firma del 'professorè. «Ora è finito tutto - dice l'ex boss intercettato - ho quasi sessant'anni… ma cosa vuoi fare… certo sono rispettato e dove vado mi rispettano tutti, le porte si aprono e tutto quanto però non vado cercando niente più».

 

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