L’uomo, nato nel 1951, aveva tentato di avviare le pratiche per ottenere una carta prepagata, utilizzando una patente e un codice fiscale intestati a un sedicente Ferri Enrico: un uomo immaginario, nato nel 1975, la cui faccia però era quella del famoso giornalista. Ma, alla vista degli agenti, chiamati dall’impiegato delle poste, il pensionato ha presto svelato le sue vere generalità, mostrando anche una carta d’identità «sulla quale risultava apposta l’effige fotografica di Minoli», come si legge nel capo d’imputazione. Un documento tarocco che gli è valso l’arresto in flagranza di reato per falso.
«Non so chi sia Minoli. Ma non sono un truffatore. Io mi occupo di minare i bitcoin. In una settimana si guadagnano anche 700 euro». Rispondendo alle domande del giudice, il 69enne ha provato a motivare la sua passione per le criptovalute. Una vera e propria fissazione che lo avrebbe indotto a tentare la frode con la foto di Minoli. «La carta prepagata mi serviva per fare trading con i bitcoin. Un nome di fantasia è più sicura». Temeva che qualche hacker potesse carpire i suoi dati personali. Ma, per contrappasso, si è ritrovato a patteggiare una pena di 11 mesi per lo stesso motivo.
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