La sentenza è stata emessa dalla prima Corte d'assise d'appello, i cui giudici hanno confermato la condanna emessa in primo grado nel giugno scorso dal gup di Roma a conclusione del processo col rito abbreviato.
L'accusa nei confronti della coppia è stata rappresentata nel capo d'imputazione, secondo il quale, in concorso tra loro, i due avevano mantenuto in condizione di schiavitù Angelo Casale, 75enne romano ma originario di Cuneo sottoposto a dialisi, costringendolo a versare a loro l'importo della sua pensione e a chiedere l'elemosina in strada prevalentemente nella zona di Acilia. L'inganno, realizzato approfittando delle condizioni di vulnerabilità psico-fisica del pensionato - sempre secondo l'accusa - sarebbe consistito nel prospettargli che qualora non avesse consegnato i soldi, l'Autorità giudiziaria gli avrebbe preso la casa dove abitava, costringendolo ad andare a vivere per strada. Gli episodi contestati sarebbero durati diversi anni.
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