Roma, la strana stretta sul decoro: i vigili vanno al bar e riprende il bivacco

Roma, la strana stretta sul decoro: i vigili vanno al bar e riprende il bivacco
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 8 Agosto 2019, 11:22 - Ultimo aggiornamento: 17:55

Vigili in tenuta anti-siesta a Trinità dei Monti, col fischietto d'ordinanza pronto a trillare contro chi s'azzarda a oziare sulla scalinata, e pediluvi generosamente concessi all'Altare della Patria, mentre gli agenti della Municipale stanno al bar. È il rigore on and off della Capitale, la stretta sul decoro a intermittenza, che svanisce il tempo di un'acqua tonica o di un caffè al bancone.

Disciplina svizzera, almeno da qualche giorno, con chi prova ad accomodarsi sulla scalinata di piazza di Spagna (ma solo fino alle 23, poi la pattuglia stacca), lasca con chi va a passeggio in altre zone del centro, tutte, in teoria, ugualmente protette dai divieti appena sfornati dalla giunta di Virginia Raggi. Basterebbe un numero per raccontare lo scarto ineluttabile tra la teoria e la pratica, tra l'intransigenza promessa nei codici del Comune e il lassismo dei controlli, quando cioè le regole tocca metterle in pratica: solo nel cuore della città sarebbe proibito bivaccare, sedersi e naturalmente tuffarsi in 135 fontane.

Dai Fori a Trastevere, da Testaccio all'Esquilino, dal Celio a Borgo Pio. Per controllarle tutte, la Municipale dovrebbe schierare 1.620 uomini, cioè il doppio di tutti gli agenti in forza al gruppo del Centro storico, che è comunque il più numeroso della città e dispone di 885 agenti. Risultato: solo un manipolo di piazze vengono presidiate davvero, pochissime h24 (tra queste Fontana di Trevi). E per il resto si procede a occhio, di tanto in tanto, a singhiozzo insomma. E così nonostante i cartelli piazzati in bella mostra accanto alle vasche di travertino, il turista gode, di fatto, della libertà di arrampicata in ciabatte, di docce ascellari con l'acqua che sgorga da tritoni e ninfe del Barocco, di spuntini molesti sui bordi marmorei dei capolavori che il mondo c'invidia.

Tutto vietato; tutto, in molti tra gli angoli più centrali di Roma, ampiamente tollerato, senza che si scorga un vigile nei paraggi. Lo stesso gap tra i precetti e la messa in pratica degli stessi riguarda un'altra norma di cui si è tornati a parlare in queste ore: il divieto di stendere i panni da balconi e davanzali, col rischio di vedersi recapitare un verbale da 100 euro. Rischio meramente teorico, a quanto pare, perché nell'indifferenza dei più, la stessa interdizione compariva nel vecchio Regolamento dei vigili urbani, quello varato nel secondo Dopoguerra e che Raggi a luglio ha voluto riformare. Tenendo il divieto semi-sconosciuto di appendere slip e calzini alle finestre e inserendo una stretta a tutto campo contro vandali e turisti incivili. Uno scudo per i monumenti (su cui, si legge all'articolo 4, è «vietato arrampicarsi, sdraiarsi o sedersi»), e sulle fontane storiche, tormentate anche di recente dalle scorribande degli hooligan e dei visitatori senza freni, e ora, giustamente, stra-tutelate. In teoria.

La pratica - bastava farsi un giro ieri nel Tridentino e nei dintorni - è tristemente molto diversa. A piazza del Popolo, alle quattro e mezza, non c'era un agente della Municipale. E difatti i turisti cavalcavano senza remore i Leoni della fontana. In piazza del Campidoglio, sotto le finestre di Raggi, mentre i vigili riparavano all'ombra, un gruppo di turiste scambiava per sdraio i marmi della Fontana della Dea Roma, accasciandosi sui bordi con pose molto meno eleganti dell'adiacente statua del Nilo.

Scendendo la cordonata di Michelangelo, a piazza Venezia, forse per assenza di ombre che proteggessero dal solleone, i caschi bianchi hanno ripiegato al bar Brasile. Pausa caffè. Tempo dieci secondi ed è ripartito l'abbordaggio sguaiato alle vasche dell'Altare della Patria, quelle dove l'anno scorso tre turisti hanno pensato di fare una doccia, nudi, fermati da nessuno. Ieri niente bagni, ma immersioni in sequenza di braccia, piedi, teste sudate. Schizzi. Tutto proibito, perfino sedersi, naturalmente. Stesse scene al Pantheon, altra fontana, altri sciacquamenti tutt'altro che furtivi. C'è chi nella vasca firmata dal Della Porta immergeva il cappello, chi svuotava la bottiglia dell'acqua, chi la riempiva. Qualche vigile in pettorina catarifrangente appariva di tanto in tanto per dire a gesti che «non si può», anche perché proprio lì davanti ci sarebbe una fontanella modello nasone, perfetta per rinfrescarsi. Ma l'effetto della strigliata dura quanto i tempi di recupero. Tre minuti e l'arrembaggio riparte.

BIVACCO BY NIGHT
A Fontana di Trevi la ressa ieri pomeriggio era tale che la Municipale ha dovuto srotolare un nastro di plastica per impedire ai turisti di avvicinarsi. E gli agenti naturalmente si lamentano di tanta fatica: «Non possiamo ridurci a fare i bagnini...», dice Francesco Croce della Uil, «non vogliamo sottrarci ai nostri doveri, ma servirebbero barriere fisse».

Di sera le scalate chiassose ai monumenti dilagano nei quartieri della movida. Per esempio a Trastevere. «La sindaca venga a fare un sopralluogo - dice la presidente del comitato di quartiere, Dina Nascetti - la fontana di piazza Santa Maria in Trastevere, progettata dal Bernini, è maltrattata da tutti; i marmi dei gradini sono macchiati dai gelati colanti, gli stranieri fanno il bagno come fosse una spiaggia e gli sbandati dormono sui gradini».

A Trinità dei Monti, di notte, i vigili non ci sono. Il presidio fisso si scioglie, resta solo una pattuglia, ma per tutta la zona. Alle 23, il rigore svanisce. E il bivacco riprende, versione by night.

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