Roma, tutti in ufficio i dipendenti del Comune per premi e straordinari: «Norme violate»

Roma, tutti in ufficio i dipendenti del Comune per premi e straordinari: «Norme violate»
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 19 Settembre 2020, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 08:18

Bye bye lavoro smart: tutti in ufficio, così si rimpolpa lo stipendio, che nella modalità agile è alleggerito di straordinari, buoni pasto e di diverse indennità extra. Lunedì scorso, forse per far coincidere la manovra con la prima campanella dell'anno scolastico, tanti uffici del Comune di Roma hanno riaperto con le scrivanie al completo: coperte al 100%. Una mossa azzardata e soprattutto illegale, dato che sia le regole nazionali che quelle locali, stilate dall'assessore alle Risorse Umane, Antonio De Santis, prevedono almeno fino a dicembre di far lavorare «in presenza», cioè in ufficio, solo metà degli impiegati. Tutti gli altri, invece, devono operare in «modalità agile». Smart working a rotazione, per evitare pericolosi assiepamenti tra colleghi e ridurre il rischio di contagi.

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IL RIPENSAMENTO
Pensare che all'inizio furono proprio i sindacati - in buona parte, non tutti - a chiedere a gran voce l'attivazione del lavoro da casa, poco prima che scattasse il lockdown. Ora invece parecchi dipendenti ci hanno ripensato: meglio tornare in ufficio. Il punto, come ha raccontato Mauro Cordova, presidente di Urbe Capitolium - associazione dei dipendenti di Roma Capitale, circa 6mila tesserati, «è che gli stipendi sono molto calati con le nuove regole legate al virus: gli straordinari e i buoni pasto, se si lavora da casa, sono stati aboliti in molte strutture. Alcune indennità legate alla presenza in ufficio poi non sono più state distribuite». Pensiamo al «bonus di sportello», che viene concesso in automatico agli impiegati dell'Anagrafe, per il solo fatto di lavorare a contatto col pubblico. Se mandi le mail dal divano di casa, non scatta. «Ora si cerca di compensare, in qualche modo», riprende Cordova. Molti, moltissimi dipendenti hanno appena chiesto un aumento di salario: in 16mila su 24mila comunali hanno fatto domanda per lo scatto: a parità di mansioni, sia chiaro. Ma non è detto che tutti l'ottengano. Ecco perché più d'uno preme per tornare in ufficio, per recuperare quantomeno straordinari e buoni pasto.

I SETTORI
In alcuni casi è già successo: il 14 settembre tante strutture dell'amministrazione hanno dato il via libera ai propri dipendenti. Tutti ai posti di combattimento, al gran completo. All'Ufficio Personale hanno notato anomalie tra i dipendenti dell'Assemblea capitolina, il vecchio Consiglio comunale, e in diversi comparti del dipartimento Politiche Sociali, come l'ufficio minori. E ancora in alcuni municipi: il III (Montesacro-Talenti), nel VI di Torbella, nel VII (Appio-Tuscolano). Ecco perché già il 15 settembre, il capo delle Risorse Umane, Angelo Ottavianelli, ha spedito una lettera ai «direttori di tutte le strutture», per un «richiamo all'applicazione delle disposizioni in materia di flessibilità del lavoro pubblico e di lavoro agile», legato «all'emergenza sanitaria da Covid-19». Ottavianelli racconta di avere avuto segnalazioni su «alcune strutture capitoline che hanno disposto il rientro in presenza fisica per la generalità dei dipendenti». Un atteggiamento che viola le norme anti-virus, ricorda il direttore del Personale. Da qui l'ordine a tutti gli uffici: tornate in modalità smart working al 50%, almeno «fino al 31 dicembre 2020».

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