Roma, drive in tra disagi e attese, sistema di prenotazione in tilt: «Venti giorni per un referto»

Roma, drive in tra disagi e attese, sistema di prenotazione in tilt: «Venti giorni per un referto»
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 30 Ottobre 2020, 01:44 - Ultimo aggiornamento: 07:54

Da Labaro a Tor di Quinto, da Palmiro Togliatti a Santa Maria della Pietà: dai 7 giorni - nei casi più fortunati - ai 15/20 per ricevere il referto di un tampone. Sono positivo o no? Vallo a sapere. Per chi si imbatte nel circuito dei test, molecolari o rapidi che siano, nei drive-in della Capitale l’impresa equivale un po’ a scendere in un moderno girone dantesco. C’è chi il referto non lo riceve proprio: sparito. Chi invece lo trova nella posta elettronica con dieci giorni di ritardo e con il nome o il giorno dell’esame sbagliato. Come è successo a Wafa A. 39 anni, che il 7 ottobre si è recata al drive-in di via Odescalchi dopo essere andata a trovare il padre (scoperto poi positivo) in una Rsa. Il suo referto non arrivava: «Poi - racconta la donna - mi è stato inviato ma era sbagliata la data, riportava un giorno diverso da quello in cui avevo svolto il test e risultavo positiva a distanza di dieci giorni». Cosa ha fatto? La donna non aveva sintomi ma dilaniata dal dubbio è andata all’ospedale San Giovanni: «Dove ho raccontato cosa mi era accaduto - conclude - e lì mi hanno rifatto il tampone che ha dato esito negativo». 

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Il sistema di prenotazione avviato solo da pochi giorni sta mostrando diverse falle: chi con la ricetta demateralizzata firmata dal medico prova ad accedere al sistema, bene che gli va trova una finestra libera a distanza di 48 ore, ma solo se tenta di prenotare a partire dalla mezzanotte, da quando cioè si riaprono i cosiddetti “slot” per le prenotazioni.

Ogni giorno, anche con il sistema delle prenotazioni elettroniche, i drive-in riescono a processare, a seconda della grandezza, tra i 300 e i 500 tamponi, ma nel momento in cui il sistema è entrato in funzione le analisi di laboratorio non partivano da zero: in coda c’erano centinaia di tamponi - soprattutto nell’Asl Roma 2 - che dovevano ancora essere processati. Motivo per cui anche chi si illude oggi di poter ricevere un referto in tempi brevi con la prenotazione elettronica dovrà aspettare in media una settimana. 

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GLI ERRORI


A questo si aggiunge anche un paradosso che viene ammesso da chi sta dietro alla “macchina”: con l’informatizzazione di tutte le fasi, compresa quella dell’inserimento dei referti nel sistema per la trasmissione dei risultati a utenti e medici, «basta che un operatore digiti per sbaglio un codice fiscale che il referto può perdersi - spiega Enrico Di Rosa a capo del Servizio di igiene e sanità pubblica dell’Asl Roma 1 - non dovrebbe succedere ma c’è ancora qualche problema». Ed è pure vero che la Regione ha contato un 10% di prenotazioni andate a vuoto e che per questo è pronta a chiedere il conto agli “utenti” ma molti di loro dovendo aspettare tre o più giorni per sottoporsi al test si sono rivolti ai privati, pagando la prestazione. I virologi lo ripetono da settimane: «I risultati dei tamponi devono arrivare al massimo entro 48 ore altrimenti c’è il rischio di fotografare una falsa realtà», ripeteva tempo fa Massimo Andreoni, direttore della Società italiana di malattie infettive e primario di Tor Vergata. E ora la Regione cala “l’asso” dell’esercito: 19 squadre composte ognuna da un ufficiale medico e due sottufficiali scenderanno “sul campo” dei drive-in. Nella speranza che i tempi di attesa si accorcino così come quelli dei referti con le risposte agli esami. 

 

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