Covid, l'esperto del Gemelli: «Nei reparti sub intensivi e nei pronto soccorso più malattie infettive respiratorie rispetto allo scorso anno»

Parla Francesco Franceschi, direttore dell'Unità operativa complessa medicina di urgenza e pronto soccorso

Il policlinico Gemelli
di Laura Bogliolo
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Martedì 7 Dicembre 2021, 14:20 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 12:30

Polmoniti bilaterali, polmoniti interstiziali e per i bambini infezione da virus respiratorio sinciziale. Non c'è solo il Covid a mettere in difficoltà i pronto soccorso romani e di conseguenza le terapie intensive e sub intensive. L'inverno sta alimentando lo sviluppo di malattie infettive che possono incidere pesantemente sulla gestione dei pronto soccorso ma, in alcuni casi anche sui reparti sub intensivi. Casi di polmonite non riconducibili al Covid che sono in aumento rispetto allo scorso anno quando c'era il lockdown e quindi minori possibilità di contagio.

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«In questo periodo - spiega il professor Francesco Franceschi, direttore dell'Unità operativa complessa medicina di urgenza e pronto soccorso del Policlinico Gemelli -   registriamo la presenza di pazienti con polmoniti bilaterali e polmoniti interstiziali non riconducibili al Covid, sono malattie respiratorie trasmesse tramite virus e batteri».

Accessi al pronto soccorso che appesantiscono il lavoro di emergenza quindi. «Sicuramente, perché si tratta di pazienti  che devono fare il doppio tampone a distanza di 24 ore e poi la Tac che deve mostrare un quadro non compatibile con il Covid, quindi - aggiunge il professor Franceschi - permangono più tempo nel pronto soccorso per essere sottoposti alla diagnosi di esclusione del Covid».

Nel cosiddetto «percorso febbre», quindi, gli specialisti dovranno procedere a quello che in gergo viene definito "sbiancamento", ossia procedere con una diagnosi approfondita per escludere il contagio da Covid. Ma lo scorso anno c'era la stessa situazione? «Paradossalmente registriamo più casi rispetto allo scorso anno quando c'era il lockdown e maggiori restrizioni, dopotutto si tratta di malattie che si trasmettono attraverso l'apparato respiratorio e laddove ci sono maggiori restrizioni c'è meno diffusione, quest'anno non c'è il lockdown ed è chiaro che le malattie non Covid tendono a diffondersi e riguardano sia giovani che anziani, sono patologie che possono colpire un po' tutti perché sono forme epidemiche».

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E le patologie che riguardano i bambini? «Tra la popolazione pediatrica registriamo infezione da virus respiratorio sinciziale, casi che lo scorso anno erano minori: nei bambini - aggiunge - l'uso prolungato di mascherine non ha consentito di immunizzarli, il mancato contato con agenti infettivi può infatti essere un elemento negativo perché tendiamo a immunizzarci meno e a essere quindi più vulnerabili».

Accessi al pronto soccorso che possono poi incidere sulle terapie intensive e subintensive. «Quest'anno grazie al vaccino, abbiamo meno accessi alle terapie intensive per Covid, invece i pazienti con malattie infettive non Covid sono molto presenti nel reparto sub intensivo». Attualmente nel pronto soccorso ci sono più casi Covid o di polmoniti non riconducili al Coronavirus? «Sono maggiori i casi di polmoniti non collegate al Covid, ma c'è da dire che il nostro ospedale riceve il 60% degli accesi da fuori area, ossia c'è chi scegli di venire da noi, il nostro quindi è un punto di osservazione particolare». 

 

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