Roma, costringeva la moglie a dimagrire: «Digiuna, cicciona». Il marito sotto accusa: «Erano consigli»

Roma, costringeva la moglie a dimagrire: «Digiuna, cicciona». Il marito sotto accusa: «Erano consigli»
di Adelaide Pierucci
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Lunedì 11 Maggio 2020, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 11:17

Il pasto doveva essere necessariamente light. Niente grassi, pochi zuccheri e carboidrati ridotti. Talvolta il marito padrone, però, toglieva proprio il piatto dal posto a tavola della moglie per evitare lo spettro delle calorie: «Meglio il digiuno, sei cicciona». Dai consigli alle imposizioni, fino alle offese continue. Sono stati tre anni da incubi quelli subiti da una quarantenne romana leggermente sovrappeso e tormentata dal pallino del marito di volerla ossuta come una modella. Afflizioni che ora l'uomo rischia di dover pagare con un processo per maltrattamenti psicologici.

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Nell'atto di imputazione il pm Maria Gabriella Fazi, che ha chiesto il rinvio a giudizio del marito ossessivo, parla di «maltrattamenti psicologici legati a denigrazioni dell'aspetto fisico». Le poche volte in cui la donna, accusata di avere la pancia rotondetta, provava a ribellarsi veniva tacciata di essere «indemoniata». Un'offesa che è andata a integrare le accuse del magistrati contro l'imputato. «Mi sminuiva in continuazione e pretendeva che seguissi i suoi piani alimentari - si è sfogata la donna nelle denunce presentate ai carabinieri - Ogni occasione, insomma era giusta per sminuirmi. Del tipo: se non t'avessi sposato saresti rimasta zitella». Ovviamente anche la spesa era soggetta al controllo, e non solo per lo scontrino. «Mi voleva far dimagrire per forza - ha chiarito - era molesto e offensivo, pretendeva pure di accedere a piacimento al mio telefonino, ma le persecuzioni sono cominciate proprio per il cibo. Controllava il frigo e mi rimproverava se mangiavo cibi non dietetici, arrivandomi a togliere il piatto e a spingermi a intraprendere trattamenti dimagranti». La principale ossessione, la pancia post gravidanza. L'imputato, però, difeso dall'avvocato Giuseppe Falvo, è pronto a difendersi: «Al massimo erano consigli».
 

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