Roma, costringeva la moglie ad andare nel club per scambisti: ristoratore a processo

Roma, costringeva la moglie ad andare nel club per scambisti: ristoratore a processo
di Francesca De Martino
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Mercoledì 16 Febbraio 2022, 07:22

Aveva conosciuto in una vacanza in Moldavia una donna vent'anni più giovane di lui, all'epoca una ventenne, e l'aveva portata con sé a Roma, nel 2014, per amore. Poi il matrimonio ma, appena dopo la magia delle nozze, nel 2015, un ristoratore romano di 48 anni, avrebbe reso la vita della donna una trappola: l'avrebbe coinvolta a frequentare incontri di gruppo in club scambisti, perché a suo dire normale in una coppia. L'uomo avrebbe condizionato la vita sociale della vittima a tal punto da accompagnarla ovunque, controllare ogni sua frequentazione e ispezionare il suo cellulare. E ancora, nel periodo della gravidanza, l'avrebbe offesa e umiliata di continuo. Per questi fatti il 48enne è finito a processo. L'accusa, rappresentata dal pm Mario Pesci, gli contesta i maltrattamenti in famiglia.

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IL PROCESSO
Ieri in aula, a piazzale Clodio, la donna ha ripercorso davanti al giudice quegli anni.

La vittima, nel 2014, si era trasferita in Italia dalla Moldavia, il suo Paese d'origine, per concretizzare il sogno d'amore con un ristoratore romano vent'anni più grande di lei. Si erano conosciuti nell'est Europa per una semplice vacanza di piacere dell'imputato. Poi i due, dopo poco tempo dal loro trasferimento a Roma, si erano sposati. Ma la magia delle nozze, secondo quanto ricostruisce l'accusa, sarebbe svanita tutta d'un tratto. Perché l'uomo avrebbe creato «un rapporto di vera dipendenza si legge nel capo d'imputazione - portando la persona offesa a non essere in grado di avere una vita sociale normale ed autonoma». Quell'amore che aveva portato la vittima a lasciare il suo Paese d'origine, però, in realtà non era come se lo aspettava: l'imputato l'avrebbe coinvolta a frequentare incontri di gruppo al buio in club scambisti, perché a suo dire fondamentale per il benessere di una coppia. E lei, per paura di perderlo, si sarebbe fatta convincere e avrebbe accettato le richieste del 48enne. Spesso, ha dichiarato la persona offesa nella denuncia alle forze dell'ordine, si sarebbe trovata anche alcune persone dei club in casa sua e profili a suo nome con foto e video in chat d'incontri. Già dai primi tempi del rapporto di coppia, quando la giovane ancora non conosceva bene la lingua italiana e si sentiva spaesata, l'imputato l'avrebbe «accompagnata ovunque, controllando così ogni suo spostamento si legge dagli atti - nonché ogni rapporto di amicizia che lei instaurava, pretendeva di essere informato di ogni suo impegno, le controllava quotidianamente il telefono cellulare, assumendo condotte aggressive ogni volta che riceveva anche solo una telefonata di lavoro».


LE ACCUSE
Quando, nel 2016, la vittima era rimasta incinta della loro bambina, l'imputato l'avrebbe offesa sul suo aspetto fisico davanti ad amici e conoscenti, facendole vivere la gravidanza quasi come una colpa. Poi, nel 2020, la separazione. Ma per la giovane quell'atmosfera di terrore, nonostante la chiusura della relazione, non avrebbe avuto lo stesso fine. Il 48enne, per la Procura, avrebbe sviluppato «una malsana gelosia accusando la donna di avere relazioni con altri uomini, sottoponendola a un regime di vita di sofferenze». E tutto questo, il ristoratore l'avrebbe fatto davanti alla bambina di tre anni.

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