Roma, i telefonini che "balbettano" alle porte di una Capitale raccontano cos'è la crisi nell'anno buio del virus

La sede del Comune di Guidnia, 19ì00 mila abitanti a est di Roma
di Luca Lippera
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Martedì 9 Marzo 2021, 17:30 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 00:07

Non sono affatto scomparsi con una "bacchetta" magica i problemi che angustiano da tempo chi ha un telefonino a Guidonia, terza città del Lazio, 100 mila e passa abitanti, uno specchio della crisi che soffoca l'hinterland di Roma dopo tredici mesi di Coronavirus. Piccole aree scoperte, micro-interferenze, una normalità tecnologica che a volte scricchiola come se andasse di pari passo con l'epidemia di Covid. Le cose sembrano andare bene nel Centro - collegamenti impeccabili, voce chiara, nessuna difficoltà - ma la rete nelle aree periferiche, specie lungo la strada che dalla stazione prosegue verso il Tiburtino  e quella che sale verso il borgo di Sant’Angelo, ha più di un problema. Le tacche che indicano il livello di rete sugli apparecchi spesso scendono a zero. «In effetti - dice uno dei gestori del negozio “Wind Tre” lungo via Roma - ci sono stati alcuni guai perché c’erano lavori dei gestori sulle antenne. Ora la questione sembra risolta». Ma migliaia di cittadini ovviamente hanno avvertito la cosa e non riuscivano a spiegarsi cosa stesse accadendo. Qualcuno ha addirittura pensato che c'entrasse l'epidemia. Ma non è così. E' solo che lo sviluppo da qualche parte non è arrivato del tutto e una pandemia fa venire a galla tutto.


Le difficoltà più forti sono sulla strada che porta verso Sant’Angelo e Osteria Nuova. Praticamente impossibile connettersi e così chi si sente già isolato dalla catastrofe sanitaria avverte ancora di più la "solitudine", l'abbandono, un certo senso di imptenza. «Scendendo da Sant’Angelo - dice la donna che gestisce il vicino ristorante “Due Lupi” - ci sono diversi punti in cui la linea cade e non c’è alcuna connessione. Il perché non lo so». Lungo le curve che salgono al paesino va ancora peggio. «Da quello che sappiano noi - prova a spiegare il barista del paese - non c’è un ripetitore capace di irradiare il segnale lungo il versante della collina che guarda verso Guidonia e Montecelio. So che ci sono state diverse segnalazioni. Ma non è cambiato granché. Forse dovrebbero mettere più ripetitori anche dove ci sono pochi abitanti». Insomma, la spiegazione c'è e sembra economica. Alla “Bottega Quattro”, un altro locale di zona, più vicino alla Città dell'Aria, va tutto bene. «Mai sentite lamentele sui telefonini dai clienti, ormai pochissimi, che capitano da noi».


A Guidonia, lungo viale Roma, la strada principale della città, ci sono ben quattro negozi di telefonia e due edicole. Un piccolo spaccato della realtà - un anno e pochi giorni dopo l'esplosione dell'epidemia più devastante dal 1900 dopo la Spagnola (ma non così subdola come l'Aids) - che fa capire meravigliosamente bene cosa stia accadendo nell’inverno più buio dell’Italia dal Dopoguerra in poi nell'hinterland di Roma e, si può immaginare, anche altrove.

Alcuni esercizi commerciali, specie quelli che vendevano scarpe, pantaloni e camicie, hanno chiuso. La pasticceria va piuttosto bene e i bignè sono buoni come sempre. I giornalai resistono e notano «piccoli movimenti di speranza» con qualche aumento nella vendita delle copie, specie «per chi tratta la cronaca locale». Un meccanico va avanti «abbastanza bene». L'unica agenzia di viaggi sta cercando, con l’inventiva, con la tenacia e con le potenzialità di chi sfrutta internet non solo per giocare a poker o Criml Minds, di scongiurare il baratro. «Con la fiducia - dice la titolare - ce la faremo». Il Comune ha annunciato un'iniziativa via Facebook. I commercianti hanno risposto che vogliono fatti concreti, parole scritte, provvedimenti. Non è più tempo di parole.

Le piccole imprese che si occupano di telefonini, per tornare sul tema, non sono nemmeno sfiorate dalla crisi. Vanno totalmente controcorrente. «Il lavoro va bene - ammette Alessandro, che fa riparazioni in viale Roma 38 - Non abbiamo risentito dell’epidemia. La gente non ha scelta: far aggiustare i telefonini è una necessità perché i telefonini servono a comunicare. Però noi non abbiamo termini di paragone. Siamo aperti solo da un anno. Quindi non possiamo dire esattamente cosa accadesse prima del Coronavirus». «I clienti vengono in modo regolare - rivela Edoardo, 32 anni, della “Wind Tre”, al civico 77 - Il settore non soffre per tutto quello che sta accadendo. Anzi. La gente ha bisogno di comunicare. Manda più messaggi. Telefona di più. Gli apparecchi su usurano e noi ne vediamo l’effetto sul terreno».


Ma secondo alcuni nella terza città della regione, guidata da un'ammistrazione a Cinque Stelle, non ci sono tante antenne quante ne “meriterebbe” un posto di 100 mila abitanti. «Qui le cose che mancano sono veramente tante - dice una negoziante - Parlare delle strade scassate e delle buche e poi ricominciare dalle buche e attapparne qualcuna a volte pare quasi un diversivo. E’ vero: esistono. Ma il Comune si dovrebbe occupare di questioni più importanti: il rilancio dell’economia, i trasporti verso la Capitale, la creazione di nuove imprese (magari ingaggiando un manager capace di immaginazione) l’aspetto dei luoghi, perché pure quello conta». Arrivando dalla Tiburtina in macchina e senza navigatore si nota che scarseggiano perfino le indicazioni stradali con la scritta “Guidonia”. Tutto visto sul terreno ijn un giorno di marzo. A Guidonia, nord-est di Roma, prima di spingersi verso Monterotondo e la Sabina.
 

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