Coronavirus, le guide turistiche: «Senza lavoro, ma pronte a soluzioni tra tour virtuali e donazioni di sangue»

Coronavirus, le guide turistiche: «Senza lavoro, ma pronte a soluzioni tra tour virtuali e donazioni di sangue»
di Laura Larcan
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Domenica 22 Marzo 2020, 18:12

«Essere una guida turistica al tempo del coronavirus? Significa aver perso drammaticamente il lavoro. Ma le guide sono personcine toste. Stringiamo la cinghia e mettiamo in campo soluzioni». Stefania Luttazi, romana di 46 anni, guida turistica abilitata, e da quasi venti a raccontare le meraviglie di Roma a turisti da tutto il mondo, la chiama “crisis management”, la capacità di adattarsi in fretta.   

Voi siete una delle categorie professionali più colpite dalla crisi, come l’affrontate?
«Cercando soluzioni pratiche ai problemi, per far sì che chi è intorno a noi possa stare meglio. È quello che siamo abituate a fare per lavoro, è la nostra indole e la nostra forma mentis: prenderci cura delle persone che sono con noi. Ci adattiamo e proponiamo percorsi alternativi cercando di aiutarci».

Che tipo di iniziative potete mettere in campo ora?
«Stiamo lavorando a una serie di progetti, alcuni immediati, altri da realizzare nei prossimi mesi di inattività. Intanto, come prima cosa, con la nostra associazione Agtar delle guide turistiche abilitate di Roma, abbiamo donato il sangue, ricevendo anche il plauso dell’Umberto I. Ci hanno detto che le guide turistiche di Roma hanno riempito le sacche del Policlinico».

Riuscite a lavorare ancora sulla promozione del patrimonio di Roma?
«E questa è l’altra sfida. Lo facciamo sfruttando i canali social. L’input ci è arrivato da amici, familiari, conoscenti: in questo momento di crisi, fateci ancora viaggiare con la fantasia e raccontateci Roma e l’Italia. Così alcuni colleghi hanno offerto visite guidate virtuali. Molti di noi registrano pillole di racconti video su profili facebook e Youtube in cui sveliamo un monumento o un sito. L’idea è proprio quella di mantenere vivo il desiderio di scoprire Roma e tornare a scoprire l’Italia, quando si ricomincerà a viaggiare».

E i rapporti con i turisti stranieri?
«Tantissimi clienti fidelizzati ci hanno contattato: ci chiedono informazioni, si preoccupano. Per tanti paesi noi italiani siamo una finestra sul presente e futuro, le misure incrementate in Italia presto saranno trasferite in altre realtà».

E come affrontate lo stare a casa?
«Le guide specializzate in tour per bambini, stanno realizzando tutorial in stile Art Attack. Altri colleghi si sono inventati la challenge a quiz di solidarietà: alle 19 ci si ritrova virtualmente su una piattaforma per un gioco a premi. Tutte le guide si sfidano a colpi di domande sui luoghi della città. In premio, buoni per la spesa. Di positivo, in questa fase tragica, è una maggiore consapevolezza delle guide di fare squadra e essere unite».

Quanto è tragica la vostra situazione?
«Siamo lavoratori a partita IVA, nella stragrande maggioranza donne, senza tutele. La nostra normalità è fatta di lavoro stagionale, veniamo ora dalla bassa stagione, quindi per circa 4 mesi non abbiamo prodotto reddito. E abbiamo la consapevolezza che ci vorrà almeno un anno per vedere i segni di una ripresa. Ma stiamo cercando di guardare avanti».

Cosa chiedete alle istituzioni?
«Una riqualificazione della professione, ma soprattutto che superata la crisi, ci sia un intervento serio per veicolare una campagna di marketing promozionale sull’Italia».

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