Covid, i bignè di San Giuseppe raccontano la crisi da Roma a Guidonia e dicono chi uscirà prima dalla tempesta

Bignè di San Giuseppe, simbolo della Festa del Papà che si celebrà venerdì, il 19 marzo
di Luca Lippera
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Lunedì 15 Marzo 2021, 20:44 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 23:01

Centinaia di bigné di San Giuseppe raccontano da Guidonia, alle porte di Roma, che la crisi economica innescata dall'epidemia di Coronavirus è un terremoto ma che alcuni ne usciranno senza le ossa rotte. Le pasticcerie di viale Roma, la principale strada della terza città del Lazio, 100 mila abitanti e neanche un centro per i vaccini di massa, continuano ad andare avanti mentre i negozi di abbigliamento hanno chiuso e forse non riapriranno mai più. Un giorno magari la chiameranno "riconversione", somiglia a una specie di terza rivoluzione industriale, ma qualunque cosa verrà detta il Covid 19 ha già portato allo stravoglimento dello scenario in una località di provincia. «Non è che tutto vada a meraviglia - racconta una dipendente della pasticceria Il Giglio, forse la più conosciuta della città a nord-est di Roma, proprio davanti a una edicola - ma i bignè per la festa del papà vanno bene. Si continua a vendere. Ringraziando Dio, non ci si può lamentare».

I pasticceri di Guidonia, che sono non pochi rispetto al nunero degli abitanti, stanno assistendo, più o meno consapevolmente, a un fenomeno. «Qui in provincia - ammette Katia, 52 anni, della Gelateria Antoro, sempre sulla stessa strada - forse le cose vanno meglio che a Roma. La spiegazione? I pendolari vanno meno nella capitale e vivono più intorno casa. La casa, nel nostro caso, è Guidonia. Certo, le difficoltà si sentono anche da noi. Ma siamo fiduciosi. Dobbiamo essere ottimisti». Anche a Roma i negozi di dolci delle semiperiferia e della periferia vanno molto meglio di quelli nel Centro Storico. «La gente vive di più nel quartiere dove abita - dice un esercente di via Tagliamento, vicino a corso Trieste - e anche se le ordinazioni per le festicciole sono scese di parecchio i clienti continuano a venire, disposti a fare la fila fuori dal negozio».

Viale Roma a Guidonia, governata da una Giunta a Cinque Stelle, è uno specchio che dice cosa potrebbe essere l'economia a più ampio livello dopo il rientro del Coronavirus nei "ranghi" di una malatta enedmica.

I negozi di calzature e di abbigliamento, messi alle corde dagli acquisti on-line, sono vicini alla chiusura o hanno già chiuso. Una agenzia di viaggi sta tentando, con l'inventiva e la tenacia, di costruire il futuro: proposte, come si dice, molto molto "smart" - intelligenti, accattivanti - per fare breccia non più nella massa ma in un pubblico disposto a spendere per prodotti di qualità. Il maccanico e l'elettratuto, nelle strade vicine, vanno avanti. C'è stato un rallentamento, perchè le auto fanno meno chilometri, ma alla fine, dice un operaio, «c'è pure gente che ha più tempo per via dello smart-working e approfitta del tempo per rimettere a posto la vecchia macchina. Per il momento aspetta a comprare quella nuova, perché vuole stare a vedere cosa accadrà». Gli alimentari vanno benissimo e forse, non lontano dalla sede della Polizia Municipale, aprirà un nuovo minimarket.

Poi ovviamente ci sono le torte e i bignè. Da qualche giorno, in attesa di San Giuseppe, se ne stanno vendendo tantissimi, forse migliaia. Da soli non possono restituire ai pasticceri gli incassi, cioè il fatturato, di prima della crisi. Ma sono buoni, sono la tradizione, sono una cosa di qualità e la gente non ci rinuncia. «Stiamo lavorando al cinquanta per cento - rivela Matteo Russo, dellapasticceria Benedetti, anch'essa in via Roma - Ci sono meno feste in casa e meno rinfreschi. Prima nelle famiglie arrivavano, anche per un piccolo evento, cinquanta o cento invitati. Adesso magari sono sei o sette. Non so se mi speigo. La differenza è nei numeri. Però io sono un tipo positivo. Diciamo che non va male. Siamo semprre alla metà degli affari di prima». Ma la metà non è zero ed è sempre un punto da cui ripartire in attesa del meglio. Con un dolcetto alla crema, fritto o al forno, portato con un vassoio dai figli ai papà per dimostrargli quanto gli vogliono bene.

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