Roma, tangenti per i certificati al Municipio V: condannate due comunali

Roma, tangenti per i certificati al Municipio V: condannate due comunali
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 19 Marzo 2021, 07:27

Certificati di residenza rilasciati su presupposti fasulli, oppure semplicemente con la tecnica saltafila: ossia concessi, con un anticipo di mazzetta, senza mettersi in attesa allo sportello. Per mesi, tra il 2019 e il 2020, un manipolo di impiegati del V municipio avrebbero organizzato una sorta di Ufficio Anagrafe parallelo per rilasciare certificati di residenza e carte d'identità elettroniche in cambio di micro mazzette, tra i cinquanta a un massimo di duecento euro a pratica. Ieri due funzionarie, attualmente sospese dal servizio, Annunziata A. e Alfina L., sono state condannate a due anni di carcere per la corruzione in atti del proprio ufficio.

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L A SENTENZA


Due condanne che si sono andate a sommare a una terza emessa in abbreviato qualche mese fa, quando l'ufficio gip del tribunale di Roma ha ritenuto corrotto il dipendente addetto alla regolazione delle file per agevolare anziani e disabili col totem Tu Passi: la dozzina di posti giornalieri riservati, a discapito degli aventi diritto, spesso veniva venduta in cambio di cinquanta euro.
Annunziata A., dal quadro tracciato dagli inquirenti, è sembrata particolarmente esplicita, disinvolta. Una volta spostata dal Servizio Demografico del municipio riceveva al bar, anzi in due bar di Centocelle.
E quando aveva bisogno di soldi chiedeva micro mazzette anche via WhatsApp: «Pratica pronta, mi puoi anticipare 50 euro, devo comprare delle medicine e non ho come il cash». La risposta sempre digitale di un bengalese intermediario: «Porta quella pratica, 50 ok». Eppure negli ultimi tempi aveva paura, almeno in base ad alcune intercettazioni: «Qui ormai ci contano pure quanti peli che abbiamo sotto le ascelle!» esclamava in un incontro con un certo Anwar. «Non so cosa sia successo a questo Municipio..Mi hanno trattenuto due pratiche. Quindi adesso le dovrò far scrivere da qualcun altro altrimenti riconoscono la scrittura. È troppo, io adesso non lavoro più. Ti risolvo queste due e stop».
Sotto interrogatorio l'imputata ha ammesso il passaggio di soldi: «Un passaggio di danaro stupido», lo ha definito.

Poche decine di euro presi per agevolare a un bengalese la possibilità di poter effettuare pratiche di residenza e carte d'identità senza prendere appuntamento.

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LA DIFESA


«Mai rilasciati certificati falsi», ha specificato. Particolare che deve aver convinto la Corte, presieduta dal giudice Anna Maria Pazienza che ha condannato le due funzionarie a due anni (e non tre come richiesto dalla procura) a riconoscere il reato di corruzione per atti del proprio ufficio e non contrari. Il terzo condannato (1 anno e 8 mesi in abbreviato) è Sabatino T., l'ex addetto all'accoglienza degli uffici di via Torre Annunziata, accusato di gestire il totem TuPassi a suo piacimento. Un impiegato impaziente, a quanto pare, in caso di soldi non riscossi: «Quando me li porti i soldi? Portami na piotta senno pigli sto c..», rimproverava un intermediario. Contestualmente alla lettura della sentenza, la Corte ha disposto la revoca della misura domiciliare per Annunziata A. Soddisfatti i legali, gli avvocati Paolo Gallinelli e Lorenzo Rutolo: «La contestazione si è alleggerita. Un passo verso l'assoluzione che chiederemo alla Corte d'Appello».

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