Quindici anni trascorsi in sala operatoria, diventando addirittura il capo dell'equipe di Ortopedia all'ospedale San Giacomo. Peccato che il dottore in questione, in realtà, fosse un impostore: non aveva mai conseguito la laurea in Medicina e per più di un decennio era riuscito a ingannare tutti quanti. Fino al giorno del disastro: dopo un intervento relativamente semplice, ma eseguito in modo grossolanamente errato, un paziente è rimasto paralizzato a una mano. E così sono partite la causa per il risarcimento e l'inchiesta svolta dalla compagnia assicuratrice. È emerso l'impensabile: R. I. si è autodenunciato ai Carabinieri, dicendo di non essere in possesso della laurea e, quindi, di non essere mai stato iscritto all'albo. Nel frattempo il paziente è stato risarcito dalla Asl Roma 1. Ma nei giorni scorsi il saldo finale è stato chiesto al finto dottore, a distanza di molti anni dalla vicenda: la Corte dei conti ha disposto che paghi all'azienda sanitaria raggirata 128mila euro.
La causa
Il falso medico è stato smascherato dopo un disastroso intervento chirurgico per curare una frattura: il paziente si era ritrovato con una «totale impotenza funzionale della mano destra», si legge nella sentenza.
La denuncia
Durante il processo, però, a tre anni di distanza dall'intervento, R. I. si era prima licenziato e poi autodenunciato ai Carabinieri. La conseguenza era stata la decadenza delle coperture assicurative per l'azienda sanitaria e dell'ospedale. Nella sentenza si legge che dagli atti dei giudizi civili è emersa «la macroscopica imperizia che ha caratterizzato l'operato, dovuta alla mancanza dell'alta qualificazione professionale che serve per esercitare la professione medica». La colpa del falso chirurgo è considerata lampante: in modo doloso, ha nascosto «per oltre 15 anni all'Azienda, ai colleghi e ai pazienti la sua reale qualificazione», scrivono i giudici contabili. Ogni volta che entrava in sala operatoria, accettava il rischio «che i suoi abusivi interventi chirurgici, peraltro realizzati in una branca particolarmente rischiosa, potessero danneggiare la salute dei pazienti». Circostanza che, alla fine, si era verificata. L'uomo ha agito con dolo: per i giudici, era «ben consapevole di non possedere i titoli necessari (né la competenza) per svolgere il delicato intervento chirurgico». Per mettere in tasca quotidianamente lo stipendio di medico ospedaliero, in servizio nel reparto di Ortopedia e traumatologia, ha messo a repentaglio per tantissimo tempo la vita di chi finiva nella sua sala operatoria. Le probabilità che si verificassero incidenti, infatti, era altissima, come viene sottolineato nella sentenza e come era stato evidenziato anche dai consulenti nell'ambito della causa civile. A nulla sono valse le giustificazioni dell'uomo per evitare la condanna, come quella di non avere agito da solo nel corso dell'operazione andata male. Secondo i magistrati, infatti, gli altri due componenti dell'equipe non hanno responsabilità: erano rispettivamente il primo e il secondo aiuto e, «oltre a non avere specifiche competenze in materia ortopedica, non erano a conoscenza delle reali qualificazioni professionali» del finto chirurgo.
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