Roma, riprendiamoci il Centro: ​ecco 5 proposte per ripartire

Roma, riprendiamoci il Centro: ecco 5 proposte per ripartire
di Diodato Pirone
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Sabato 31 Ottobre 2020, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 11:18

Ogni giorno che passa il bollettino Covid scandisce anche quello delle chiusure delle attività commerciali dei centri storici e in particolare di quello di Roma, che è uno dei più vasti del mondo. Una strage silenziosa ma ormai imponente. Le cifre parlano da sole: nell’area del Tridente ormai 150 negozi hanno abbassato le saracinesche. Che vanno a sommarsi ai circa 700 alberghi e altre strutture ricettive (su 800) che fino a marzo punteggiavano le strade del cuore di Roma e che dopo la breve e parziale riapertura estiva hanno richiuso. Lo stop alle 18 ha fatto serrare le porte anche a un centinaio di ristoranti ad una ottantina di bar e di ritrovi e persino a una manciata di gelaterie e pasticcerie sulle 250 che arricchiscono il centro della Capitale.

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La fotografia è desolante: la pandemia ha provocato la sparizione dei turisti stranieri che costituivano ormai la linfa del tessuto economico dell’area ma anche la liquefazione di un esercito di almeno 50mila impiegati soprattutto pubblici che oggi lavorano dalla propria abitazione e che se proprio devono prendersi un caffé scendono al bar in periferia o nella città di residenza.

Poiché infine in Italia piove sempre sul bagnato negli ultimi giorni non sono mancate neanche le scene da paura provocate da cortei violenti e relativi scontri con le forze dell’ordine, che contribuiscono ad allontanare ulteriormente i romani dal loro “salotto buono”.

A questo punto una domanda si impone: cosa possiamo fare per riprenderci il Centro di Roma, una delle aree più belle del mondo (e non serve la certificazione dell’Unesco, basta alzare lo sguardo per rendersene conto ogni giorno)? Il primo punto da sottolineare è che di idee ne circolano poche ma alcune paiono buone. Intanto tutti gli operatori economici ormai da settimane implorano il Campidoglio di sospendere o rimodulare la Ztl, la Zona a traffico limitato. «In questi giorni non limita proprio nulla perché traffico ce n’è pochino - spiega Stefano Di Niola, segretario degli artigiani Cna - la sua sospensione magari avrebbe effetti pratici limitati ma lancerebbe un segnale di attenzione e di flessibilità da parte della giunta di fronte all’affanno evidente delle attività economiche e dei loro dipendenti».

Altre città qualcosa la stanno già mettendo in campo. Milano si è aggregata al C40, un network di 40 grandi città del mondo (da Rotterdam a Seattle) che propongono il rilancio dei centri storici attraverso politiche sostenibili per edilizia e trasporti. Firenze invece ha appena teso la mano alle piccole imprese con proposte fra le quali ne spiccano una macro e una micro. Quella micro è semplicissima: contributi a chi organizza qualcosa per Natale, dalle luminarie agli spettacoli di strada, a mostre, all’abbellimento delle vie commerciali. Quella macro è ben più ghiotta: una riduzione di 40 milioni delle tasse comunali a carico delle imprese. Si va dal taglio della Cosap, che tra l’altro colpisce anche il commercio ambulante alla Tari, ovvero alla tariffa della nettezza urbana. Colpisce l’intelligenza del taglio dell’Imu fiorentina pari al 30% ma solo per i proprietari di immobili che accettano di ridurre gli affitti del 30% per almeno 6 mesi a commercianti, artigiani e albergatori. 

Ma al di là della mitigazione tattica degli effetti più spigolosi del Covid il tema del centro storico romano va sviluppato anche sul piano strategico. La domanda che sta affiorando in questi giorni è: che Centro vogliamo per quando sarà finita la pandemia? Le risposte di Di Niola sono secche: «Serve un piano marketing per il turismo a livello nazionale. Il nodo da sciogliere è quale turismo dovrà essere dirottato sul gioiello Roma. Conosciamo i limiti di quello “mordi e fuggi”, dovremmo preparare un piano per alzare la qualità dell’offerta romana e attrarre un turismo a maggior valore aggiunto. Dunque serve un’azione coordinata fra il governo e il Comune». Musica per le orecchie di Sabrina Alfonsi, presidente del Municipio del centro storico. «Dobbiamo pensare alla crisi come un’occasione di opportunità e la prima opportunità è quella di ripopolare il Centro con grandi iniziative consentite dai fondi europei - spiega Alfonsi - Servono incentivi fiscali sia per riconvertire in abitazioni una parte dei B&B che erano spuntati come funghi, sia per dare spazio all’edilizia privata e a quella pubblica. Abbiamo tanti edifici vuoti in aree strategiche, come ad esempio l’ex ospedale San Giacomo, che potremmo rigenerare sia per le giovani coppie sia per attività commerciali di quartiere».
 

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