Dopo il danno la beffa: ora i cittadini romani che sotto casa si sono ritrovati i cassonetti e le montagne di immondizia dati alle fiamme per protesta, non hanno più nemmeno i secchioni dove gettare l’immondizia: in molti casi non sono mai stati sostituiti. Così i sacchetti si accumulano direttamente in mezzo alla strada, la puzza aumenta, i topi, gli scarafaggi e le blatte fanno festa. Non solo. Sotto i nasi dei residenti e passanti si continuano a sprigionare le sostanze tossiche, come la diossina, liberate soprattutto dalla plastica finita in cenere. Chi passa mette la mascherina, ma non per paura del Covid...
Rifiuti a Roma, bloccata la Tuscolana: «Ormai è un quartiere discarica». Class action del Prenestino
L'allarme dei quartieri
Nel solo week-end della vittoria della nazionale azzurra agli Europei di calcio, i vigili del fuoco hanno spento una cinquantina di contenitori in fiamme.
Effetti collaterali
I residenti stanno inondando Ama e il centralino 060606 del Comune di Roma di solleciti per intervenire. E lo stesso scenario si ripete anche in altri quadranti della Capitale. Come nel VII Municipio, tra i più colpiti dai roghi dei rifiuti (dove mercoledì i cittadini sono scesi spontaneamente in strada per bloccare la Tuscolana), insieme al IV e al X (il litorale). In via Vignali, di fronte al centro per l’impiego di Cinecittà, ieri mattina gli operai della municipalizzata sono arrivati per portare via, almeno, le montagne di detriti rimasti ammassati in strada - dopo la segnalazione e un post su Facebook pubblicato dalla presidente del VII, Monica Lozzi - così come gli scheletri dei secchioni. È rimasto solo il contenitore dell’umido e qualcuno ha già lasciato sacchi neri e materassi sul marciapiede.
Roma, dietrofront sui rifiuti: discarica in provincia, rischio sanzioni Ue
Si fa lo slalom tra “scheletri” e residui tossici anche in via Bruno Pelizzi, sempre a Cinecittà, in via Calpurnio Fiamma, a Don Bosco, in via Marchesa di Barolo e in via Buazzelli, a San Basilio, tanto per citare alcuni luoghi. Man mano che all’Ama arrivano le denunce per danneggiamenti, un ufficio provvede ai ripristini. L’azienda sostiene, dunque, di stare operando. «Ma in alcuni casi, in situazioni analoghe - dice Maura Alabiso, consigliera del VII - i nostri cittadini hanno aspettato addirittura 4 mesi per riavere un secchione vicino casa». Del fatto che l’emergenza rifiuti potesse avere «effetti collaterali pericolosi», avevano messo in guardia gli operai di Lila, il laboratorio idee lavoratori Ama, prevedendo «pericoli di ordine pubblico e di rischio sanitario», non ultimo di smaltimento dei rifiuti bruciati “speciali” che debbono essere smaltiti ad hoc. Ama dal canto suo, proprio nei giorni scorsi, ha lanciato l’operazione “Cassonetti nuovi” , colorati per la differenziata. L’iniziativa sarebbe in partenza proprio dal XIV Municipio. Ma nel frattempo?