Roma, la sfida di Lady Casamonica: «Giudice, non mi pentirò mai». Il messaggio della moglie del boss durante il processo

Il blitz della polizia nella villa dei Casamonica
di Michela Allegri
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Sabato 20 Giugno 2020, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 12:00

Il messaggio per il clan è arrivato dall'aula bunker di Rebibbia. O meglio: dallo schermo dal quale Gelsomina Di Silvio, detta Silvana, una delle donne boss della famiglia Casamonica, seguiva l'ultima udienza del maxi-processo a carico suo e di altri componenti del gruppo di origine sinti, arrestati dalla Dda di Roma con l'operazione Gramigna. La donna, con lo sguardo fisso in camera, ha fatto presente alla Corte che non collaborerà con gli inquirenti. «I telegiornali mi hanno accusata di essere una collaboratrice di giustizia e di avere nominato la mia famiglia. Io sono estranea a queste cose. Quando ho fatto mai il nome di qualcuno? - ha detto - Io non ho mai riferito niente a nessuno. Non sono mai stata una collaboratrice di giustizia».

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Queste parole sono state pronunciate come dichiarazioni spontanee dell'imputata, e per i magistrati erano dirette al clan. Un misto di orgoglio e di timore, il tentativo di fare valere ancora il suo ruolo da boss e anche la paura di conseguenze per i componenti della sua famiglia rimasti a piede libero. Durante l'udienza a carico di 44 imputati, il pm Giovanni Musarò, due giorni fa, ha anche notificato a Gelsomina Di Silvio una nuova ordinanza di custodia cautelare: quella che ha fatto finire in carcere altri venti componenti del clan e che ha portato al sequestro di immobili, contanti e gioielli per 20 milioni di euro. Quando ha saputo delle ulteriori accuse che si aggiungono a quelle, già pesantissime, che l'hanno già portata sul banco degli imputati, la Di Silvio ha avuto un momento di panico. Poi, però, si è ricomposta e ha pronunciato la frase indirizzata ai parenti rimasti fuori di prigione. Alla donna viene contestato di essere ai vertici dell'associazione di stampo mafioso denominata, appunto, clan Casamonica, dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, all'usura e alla detenzione illegale di armi. Gelsomina, moglie di Ferruccio Casamonica, destinataria della misura eseguita mercoledì dalla Polizia su richiesta del procuratore Michele Prestipino e dei pm Giovanni Musarò ed Edoardo De Santis, avrebbe il ruolo di «organizzatrice» dell'associazione.
 



Una qualifica ottenuta prima in qualità di moglie di un componente di spicco della famiglia, e poi meritata sul campo della criminalità, «in virtù del prestigio acquisito», specifica il gip nell'ordinanza. Secondo gli inquirenti, la Di Silvio, prima di finire in carcere, si sarebbe occupata di mantenere i rapporti con le altre famiglie del clan, insieme alla figlia Sonia, moglie di Guerrino Casamonica. Avrebbe partecipato allo studio e alla scelta delle strategie criminali, contribuendo anche a custodire la «cassa comune», foraggiata con il provento delle attività illecite. Di lei ha parlato spesso Simona Zakova, trentaduenne originaria della Repubblica Ceca, ex moglie di Raffaele Casamonica: «Lei è manesca, lei comanda, lei è una cosa fuori dal normale, è un diavolo in persona, lei deve sapere tutto, ordina, tutto, tutto, tutto». La Di Silvio si occupava anche di riscuotere gli interessi dalle vittime di usura. I testimoni raccontano che era cattivissima. La Zakova, per esempio, ricorda in particolare il suo comportamento con il proprietario di un bar a Tor Bella Monaca al quale il clan aveva prestato denaro: «Andava al bar e saccheggiava la merce presente nell'esercizio commerciale, tra cui sigarette, gratta e vinci e bottiglie di alcolici. In alcune occasioni ho assistito personalmente. Ricordo addirittura che anche quando il titolare pagava, Gelsomina si recava nel bar e prendeva quello che voleva».
Era stata sempre lei a evitare una faida all'interno del clan: aveva risolto un contrasto di tipo sentimentale tra Guerrino Casamonica, detto Pelè, e Guido Casamonica, appartenenti a due rami diversi della famiglia. Erano entrambi pretendenti di Antonietta Casamonica, promessa in sposa al primo, ma legata sentimentalmente al secondo, che poi scelse provocando la reazione della famiglia di Giuseppe, culminata in un vero e proprio scontro a fuoco con la famiglia di Ferruccio. I fatti sono del 1994, ma per il gip sono indicativi del ruolo della Di Silvio.

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