Armato di un manico di scopa, avrebbe bastonato a sangue il suo cane di nome Tango nel cuore della notte, senza pietà, tra le mura di casa, al Collatino, fino a farne sentire il piagnucolio a tutto il vicinato. Il cucciolo soffriva, ma il suo padrone avrebbe continuato ad accanirsi contro di lui con tutta la cattiveria possibile. Solo l'intervento dell'inquilino del piano di sotto avrebbe messo fine a quelle torture. Ma queste erano le accuse mosse dalla Procura nei confronti di Alessio C., 44enne romano. Per il Tribunale monocratico di Roma, invece, non ci sarebbero state quella crudeltà e quell'accanimento gratuito nei confronti dell'animale. Il giudice ha infatti assolto l'imputato con la formula «perché il fatto non sussiste».
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L'ACCUSA
Il pm, che contestava al 44enne il reato di maltrattamenti di animali, aveva chiesto una condanna a 6 mesi di carcere.
IL RACCONTO
L'unica soluzione era presentarsi a casa dell'imputato: «Quando mi aveva aperto la porta d'ingresso aveva un bastone di legno e la mano destra sanguinante. Il pavimento era pieno di macchie di sangue», aveva detto l'uomo agli agenti del Commissariato Tuscolano. L'imputato, a dire del testimone, l'aveva lasciato entrare dentro l'appartamento: «Avevo deciso di prendere l'animale e di portarlo a casa mia, al sicuro - aveva aggiunto agli agenti, sentito a sommarie informazioni - E lui me l'aveva lasciato fare senza ostacolarmi». Poi aveva chiamato le forze dell'ordine che erano subito intervenute sul posto. All'arrivo dei poliziotti, il 44enne era sotto shock, con la mano destra ferita e il pavimento pieno di tracce di sangue. Secondo quanto emerge dal verbale, non faceva altro che urlare: «Rivoglio il mio cane!». Secondo quanto aveva ricostruito la Procura, l'uomo aveva agito per «crudeltà e senza necessità» tanto da sottoporre a «sevizie il proprio cane», si legge nel capo d'imputazione. Per i pm, lo avrebbe colpito «più volte con un manico di scopa». Ma i referti del veterinario della Asl, che aveva visitato Tango poco dopo i fatti, dimostravano che non c'erano state lesioni. E proprio sulle buone condizioni di salute del cane, testimoniate dalle relazioni dei medici, si era basata la difesa, rappresentata dall'avvocato Vincenzo Garrubba, in sede di discussione. Tesi che, con ogni probabilità, ha convinto il giudice ad assolvere con formula piena l'imputato. Ora, si attendono le motivazioni della sentenza.