Roma, la siccità fa sparire le zanzare: restano soltanto dove c'è il ristagno di acqua

Sono ai livelli degli scorsi anni solo in ville e parchi con i laghetti, nei tombini e nei cortili con fontane

Roma, la siccità fa sparire le zanzare: restano soltanto dove c'è il ristagno di acqua
di Giampiero Valenza
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Domenica 31 Luglio 2022, 22:43

È un effetto dei cambiamenti climatici che a prima vista può sembrare positivo, ma che alla fine porta a uno squilibrio all’ecosistema: a Roma ci sono meno zanzare. Le giornate più secche e meno piovose, infatti, spingono questi animali (fastidiosi per l’uomo soprattutto la notte quando si cerca di dormire ma fondamentali come “cibo” nella catena alimentare) a non trovare le condizioni più idonee per la loro riproduzione. C’è un però: la maggior insidia in città è nelle poche “pozze” d’acqua rimaste: oltre ai laghetti e alle zone umide, dove è normale che restino, è nei condomini che si insidia il maggior rischio di trovarle. «Solitamente si pensa che i cambiamenti climatici favoriscano le zanzare. In parte è vero quando ci sono alte temperature associate a piogge. Ma situazioni di estrema siccità come quelle che si stanno vivendo a Roma non le favoriscono - spiega Alessandra della Torre, docente di Parassitologia all’Università Sapienza di Roma - Per ora possiamo basarci su osservazioni empiriche, più che su dati aggiornati. Sicuramente, le zanzare quest’anno a Roma non trovano molti ambienti di acqua stagnante in cui deporre le uova e sviluppare le proprie larve. I tombini stradali ad esempio sono tutti secchi. Il momento più delicato sarà quando pioverà e questi ambienti si moltiplicheranno. La zanzara tigre, ad esempio, depone uova che sopportano l’aridità e che schiudono quando vengono sommerse. Quindi a pochi giorni dalle piogge possono aumentare improvvisamente».

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LE AREE PIÙ A RISCHIO


Osservate speciali sono le zone umide del Comune di Roma, comunque in parchi e aree verdi più definite: a Decima Malafede, alla Tenuta dei Massimi, alla Cervelletta, a Villa Ada, a Villa Borghese. Al netto delle oasi naturali, e degli spazi pubblici più urbanizzati ormai rimasti a secco, la vera insidia è nelle aree private. «In assenza di piogge, nelle aree pubbliche le opportunità per lo sviluppo delle larve sono sempre più rare, ma il problema permane nei condomini, nei giardini e negli orti dove l’innaffiamento crea numerose raccolte d’acqua, dai tombini ai bidoni o annaffiatoi non svuotati. Oppure basti pensare ai sottovasi che si trovano sui balconi, a cui bisogna prestare grande attenzione, semplicemente svuotandoli ogni 4-5 giorni per eliminare eventuali larve», racconta la ricercatrice, che è la coordinatrice del gruppo di entomologia medica della Sapienza, che ha promosso la App Mosquito Alert, un’esperienza di scienza partecipata per tracciare la presenza delle zanzare in Italia.
Alessandro Miani, presidente di Sima, la Società italiana di medicina ambientale, conferma: «L’assenza di precipitazioni riduce anche il proliferare di zanzare ma le temperature elevate, alle nostre latitudini, vedono la presenza anche di zanzare che fino a pochi anni fa erano considerate specie aliene, come le tigri, le coreane, le giapponesi». Miani sottolinea che «le alte temperature dovute ai cambiamenti climatici potrebbero aumentare il rischio di zoonosi anche nella Capitale, in cui per altro già oggi la presenza di rifiuti abbandonati per lungo tempo per le strade è occasione di ripopolamento di insetti, blatte, roditori e altri animali che possono essere portatori di patogeni». 

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