Spedizioni punitive da organizzare tra ragazze, video di pestaggi violenti scambiati nelle chat, veri e propri appelli a scendere in strada e combattere in gruppo. Tra le baby gang che negli ultimi anni si sono spartite i quartieri della Capitale, protagoniste di risse di massa nel cuore della città, non ci sono solo quelle composte da ragazzini. In strada ci sono anche «le pischelle»: amiche, fidanzate, sorelle, compagne di classe dei baby bulli. Spesso spietate come loro e che, in un'occasione, avrebbero organizzato tre giorni di rissa con un gruppo rivale. Agli atti dell'inchiesta della Procura dei minori su cinque giovanissimi che hanno picchiato un diciassettenne disabile, dopo averlo attirato a un finto appuntamento con la fidanzata di uno degli aggressori - pure lei indagata - ci sono anche tantissime chat composte da giovanissime. Come i compagni, hanno tutte tra i 13 e i 17 anni. Una delle leader è proprio la giovane che avrebbe agganciato sui social il diciassettenne disabile. Ed è una sua amica a riprendere il pestaggio in un video diventato virale sui social. L'effetto, però, non è quello sperato: i componenti delle gang rivali ricoprono i protagonisti del blitz di insulti. In molti meditano vendetta. E la gang delle «pischelle» si organizza.
L'incontro
La ragazzina chiede a un'amica «se conosce qualche ragazza della banda 17», che ha giurato vendetta.
Le regole
Le ragazze sono anche nella chat «Dai bosss», insieme ai compagni, nella quale vengono organizzati regolamenti di conti. E sono sempre le ragazze le protagoniste di una delle regole delle gang: bisogna sempre vendicare le fidanzate dei componenti del gruppo. Un'altra regola è che non si picchiano ragazzini che hanno problemi di salute. Ed è proprio per questo che i componenti della banda «18» finiscono nel mirino dei rivali: hanno infranto uno dei comandamenti.