Sotto l’albero di Natale, all’Ama, per cinque super manager non ci saranno soltanto spumante e panettone. Per loro è previsto anche un aumento di un terzo dello stipendio e la nomina a direttore-dirigente di prima fascia. Il tutto mentre l’azienda aspetta ancora il via libera agli ultimi bilanci dall’azionista (il Comune) e, soprattutto, al piano di risanamento della municipalizzata, dove c’è una richiesta di ricapitalizzazione al Campidoglio di circa 90 milioni di euro per evitare il fallimento.
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La prima linea
Tra i promossi a dirigente di prima linea ci sono Claudio Gaspari, capo dell’operativo, che vede salire il suo stipendio di 35mila euro per arrivare a 85mila; Fabrizio Ippolito, responsabile del servizio cimiteriale (i cui emolumenti passano da 65mila a 85mila euro), Silvio De Sisti, che si occupa della nuova impiantistica (30mila euro in più per arrivare anche a lui a 85mila).
Secondo il capogruppo di Fratelli di Italia in Campidoglio, Andrea De Priamo, questi aumenti potrebbe essere passibili anche di danno erariale. «Intanto - spiega - si premia una prima linea di una municipalizzata che non ha certo migliorato il servizio di raccolta dei rifiuti. Ma se non bastasse, si continua a elargire aumenti con procedure che ignorano le disposizioni vigenti e prevedono dei bandi interni per gli avanzamenti. Che in questo caso, a quanto si sa, non sono stati fatti». Il riferimento è alla sentenza della Corte d’Appello di Catania che nel 2019 ha sancito che «l’omesso esperimento di procedure concorsuali o selettive per il reclutamento di personale» nelle partecipate determina responsabilità per chi le ha firmate, ma anche la nullità dell’atto per la violazione di un principio di carattere imperativo». E parallelamente «rende nullo, parimenti, un inquadramento superiore avvenuto in violazione delle regole prescritte». Fratelli d’Italia è pronta a chiedere un accesso agli atti e presentare un esposto alla Corte dei Conti.
Ama attualmente ha 11 dirigenti e ha aperto un bando per assumerne altri 3 all’esterno. Gli emolumenti per la prima linea rappresentano circa l’11 per cento dei 350 milioni che l’azienda inserisce ogni anni in bilancio come costo del personale. Come i suoi predecessori l’amministratore unico, Stefano Zaghis, si è sempre lamentato che sono pochi per gestire un’azienda tanto complessa. E in casi precedenti simili aveva ricordato di aver rispettato le regole e premiato le risorse interne. Parole che non avevano impedito alla Fp Cgil di presentare un esposto alla Corte dei Conti.
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