Si parte delle stazioni della metropolitana, quelle che si allagano a ogni pioggia eccezionale. Ma il piano straordinario del Campidoglio per la pulizia e la manutenzione di tombini, caditoie e canali di scolo - in vista di un autunno che si annuncia particolarmente pesante sul fronte delle precipitazioni - toccherà tutti i punti a rischio di allagamento della Capitale. Da oggi, con il primo lunedì del mese di settembre, Roma tornerà a girare a pieno regime, scontrandosi con tutte le criticità del caso, dopo la fine dello smart working massivo: dai trasporti pubblici (in attesa dell’inizio delle scuole) alla raccolta dei rifiuti, è il primo vero stress-test dopo l’estate.
GLI INTERVENTI
In vista del periodo storicamente più piovoso dell’anno, utilizzando anche le indicazioni che arrivano dalla protezione civile comunale, il dipartimento capitolino sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana (Simu) e l’Ama hanno stilato una lista di priorità su cui intervenire, alla base di un programma di manutenzione a largo raggio degli scoli dell’acqua piovana, indispensabili per evitare (o almeno limitare) i consueti allagamenti stradali che i romani devono affrontare con le ondate di maltempo.
«È stato anche implementato il tavolo del decoro - spiega l’assessora capitolina ai lavori pubblici, Ornella Segnalini - che si occupa, tra l’altro, di coordinare gli interventi dell’Ama di spazzatura e pulizia di cunette e caditoie». I primi interventi riguardano, come detto, i sistemi di scolo dell’acqua in prossimità delle fermate della metro, a partire dal nodo di scambio in prossimità della stazione Termini, con particolare riguardo alle stazioni sotterranee (e più vecchie) delle linee A e B: tante le situazioni difficili, come al capolinea di via Mattia Battistini. Questo anche per scongiurare chiusure e limitazioni al servizio di trasporto pubblico locale nelle giornate di eccezionale maltempo, proprio quando è più importante fornire un’alternativa valida ai mezzi privati per gli spostamenti in città.
LE PIENE
La maggiore fonte di rischio di allagamenti per la Città eterna è comunque legata alle piene del Tevere e dell’Aniene. Se da una parte i muraglioni sulle sponde del Tevere hanno certamente migliorato la situazione nel centro storico, uniti alle dighe artificiali di Corbara, Alviano e Castel Giubileo, i principali problemi arrivano dalla strozzatura di Ponte Milvio, che mette a rischio di esondazione anche il quartiere Flaminio e le aree i Tor di Quinto, del Foro Italico e della Farnesina. Altre aree a rischio elevato nell’area urbana di Roma sono quella della Tiburtina, fra San Basilio e Rebibbia, dove il pericolo arriva da possibili esondazioni dell’Aniene (e dove è presente un’area industriale), e alcune zone di Casal de’Pazzi e Montesacro. Secondo uno studio realizzato dal Campidoglio e dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nei municipi X e XI, che comprendono le zone urbanistiche di Ostia, Acilia, Infernetto e Ponte Galeria, sono invece localizzate «le aree di massima pericolosità idraulica legate ai canali di bonifica». Queste si estendono per una superficie di quasi tremila ettari, interessando una popolazione di quasi 58 mila abitanti.