Il sole picchia duro quando la bara bianca con le maniglie dorate esce dalla Basilica di San Lorenzo al Verano. A quel punto un rosario con un crocifisso fatto di palloncini bianchi e azzurri si leva in cielo insieme alle colombe bianche. Parte una canzone: I will survive, sopravviverò, la canzone lanciata da Gloria Gaynor a fine anni Settanta. E un applauso saluta lui, Nicholas Brischetto, 21enne d’origine rom morto dopo una folle corsa a più di 300 chilometri all’ora sul Grande Raccordo Anulare. L’incidente è avvenuto lo scorso 20 luglio: si trovava a pochissima distanza dall’uscita di Tor Bella Monaca, quando era alla guida di una Audi R8 ed è andato a sbattere contro il guardrail. Il video della sua morte è diventato in pochissimo tempo virale sui social.
Lo spettacolo
La sera prima dei funerali a Villaggio Falcone (nella borgata chiamata così nel 2008, quando il Comune decise di intitolare il quartiere al giudice ammazzato dalla mafia con la strage di Capaci del 1992) Ferrari e altre auto da corsa sono state fatte sgasare e sfrecciare in strada (quella delle macchine era una delle grandi passioni del ragazzo), lasciando profonde tracce di pneumatici sull’asfalto. Tutto ciò, proprio mentre sul muro del palazzo tra via Raoul Follereau e via Caterina Usai, a bordo di un camioncino con cestello, i writer disegnavano il suo viso in un murale, con la sua R8 e una palma.
Tra le lacrime dei familiari, una veglia con ospiti illustri: il cantante neomelodico napoletano Kekko Dany, la cui canzone Tutùtù tatatà (celebre per il ritornello “Quann te vec passa’ stu core mije fa’ sempe tututù tatatà”, quando ti vedo passare il mio cuore fa sempre tututù tatatà) è diventata virale su Tik Tok e sottofondo musicale di centinaia di migliaia di video.
L’INCIDENTE
A bordo dell’auto andata a sbattere sul Raccordo anulare, anche altri due ragazzi, che sono usciti dall’incidente solo con alcune ferite: Nicholas Cali, 20 anni e una giovane, incinta. Del fatto sono stati informati anche gli investigatori della Squadra mobile e del distretto Casilino. Brischetto e Calì sono infatti cognomi finiti nel mirino della sezione Gico della guardia di finanza per lo spaccio di stupefacenti a Sud di Roma. Tra il 2010 e il 2013 gli investigatori avevano ricostruito una rete di collegamenti con il traffico di droga del clan della camorra Schiavone-Noviello e con diversi pregiudicati delle cosche calabresi.