Roma, il business dei roghi tossici smaltiti nei campi rom: «C'è un patto con i demolitori»

Roma, il business dei roghi tossici smaltiti nei campi rom: «C'è un patto con i demolitori»
di Laura Bogliolo
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Mercoledì 16 Gennaio 2019, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 09:02

Una filiera criminale per il traffico e lo smaltimento di rifiuti. Così come aveva descritto la Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie nell'estate del 2017. L'organizzazione è stata scoperta e sgominata nei campi nomadi di via Salviati, a Tor Sapienza, e di La Barbuta, tra Appia e Ciampino, ed è finita ieri con l'arresto di 15 persone e 57 indagati. Le denunce erano arrivate dai deputati che fecero un tour dantesco nei due campi e dai comitati di quartiere costretti a respirare fumi avvelenati. I roghi partono anche da altri accampamenti, regolari (ossia riconosciuti dal Comune) oppure da semplici favelas sorte in mezzo al degrado (sono circa 300). Nel dossier della Procura si parla di 3 milioni di chili di rifiuti per un profitto di quasi mezzo milione di euro. La Barbuta è il campo dove da circa un anno è iniziato il percorso voluto dal Comune per il superamento del villaggio della solidarietà: prevede, tra l'altro, bonus per trovare ai nomadi case e aiuti per l'inserimento lavorativo. Nei due campi si svolgevano operazioni «di cernita, separazione e di assemblaggio», per estrarre ad esempio rame che veniva poi rivenduto a società di recupero. Gli inquirenti hanno anche accertato che «l'attività di selezione dei rifiuti veniva compiuta da persone - talvolta di minore età». Ma la mappa dei roghi è amplia. Un esempio: secondo i dati del VI Municipio, sono almeno 15 i luoghi trasformati in discariche di rifiuti anche pericolosi, dati poi alle fiamme.

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L'ENCLAVE
Nei due campi aveva preso piede il traffico illecito di rifiuti operato in concorso con titolari di aziende di recupero. Anche perché, come scritto nelle carte dell'inchiesta, di solito, «la parte più pericolosa viene smaltita illegalmente attraverso abbandono o incenerimento presso siti inidonei e sforniti di autorizzazione, al fine di evitare gli elevati costi che deriverebbero dallo svolgimento di un corretto smaltimento dei rifiuti pericolosi». Ed ecco perché i fumi sopra Tor Sapienza e l'Appia erano così densi e soffocanti. A La Barbuta, secondo gli ultimi dati della Commissione sul degrado delle periferie diretta da Andrea Causin (vicepresidenti Laura Castelli M5s, Roberto Morassut, Pd), c'è stato il numero maggiore di interventi dei vigili del fuoco: 144 su un totale di 372. Gli annunci sui maggiori controlli nei campi (si è parlato prima dell'arrivo dell'Esercito, poi dell'avvio di controlli h 24) e i numerosi blitz dei vigili nei campi di via di Salone e di Castel Romano (sulla Pontina), avevano fatto addirittura incrementare il traffico a La Barbuta.

TRA SASSAIOLE E FAIDE
I comitati di quartiere già ad agosto avevano fatto sapere che dopo i blitz delle forze dell'ordine a Salone e Castel Romano, «gran parte dello smaltimento illecito di rifiuti si stava trasferendo a La Barbuta». A Salviati, invece, i roghi non hanno mai cessato, nonostante decine di esposti e dossier fotografici. È stato l'incremento di roghi in tutta la città «nelle immediate vicinanze dei campi rom» a far nascere «l'esigenza di contrasto in sede di tavolo tecnico istituito presso la Prefettura di Roma», si legge nell'ordinanza. A La Barbuta il clima ormai era tesissimo: a ottobre c'era stata una sassaiola contro i vigili urbani. Siamo nella terra di nessuno dove sono esplose faide tra famiglie, sfociate con il rogo di almeno 29 moduli abitativi. I resti dei moduli verranno presto portati via: come annunciato dal Messaggero, il Campidoglio ha approvato il piano di bonifica per una spesa di ben 250 mila euro.
GLI ESPOSTI
I roghi intanto continuano. Partono da luoghi storici (via Candoni alla Magliana, vicino al campo nato nel 2000 per accogliere 480 persone; Castel Romano sulla Pontina, aperto nel 2005 per 1.000 persone provenienti da Vicolo Savini; oppure il parco di Centocelle) o da new entry come le favelas sorte in via del Flauto (sulla Collatina), l'area verde a ridosso di via Palos (sulla Colombo, proprio davanti il ministero dell'Ambiente) che ha costretto recentemente i residenti a presentare un esposto alla Procura. In zona Marconi, poi, a pochi metri dalla ex spiaggia di Roma Tiberis, sorge da tempo un altro centro di smistamento di rifiuti: siamo sulle sponde del Tevere, all'altezza di lungotevere di Pietra Papa.
 

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