Coronavirus: Rsa di Rocca di Papa, ipotesi choc: «Alcuni pazienti positivi rimandati a casa»

I carabinieri alla Rsa San Raffaele di Rocca di Papa
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Giovedì 23 Aprile 2020, 17:40 - Ultimo aggiornamento: 17:42

Sessanta cartelle cliniche di pazienti ricoverati al San Raffaele di Rocca di Papa sono finite nel mirino dei carabinieri del Nas di Roma, che in queste ore danno la caccia al flusso dei pazienti dimessi da gennaio fino ad oggi. C’è il sospetto che la clinica, diventata un focolaio Covid-19 con 161 positivi accertati e sorvegliata speciale dell’esercito, possa aver dimesso pazienti positivi e quindi aver favorito la diffusione del virus fuori dalla struttura. Se le evidenze documentali confermassero questo scenario, le ipotesi di reato cambierebbe: da omicidio colposo a epidemia colposa. Una condotta gravissima punita con la reclusione fino a 12 anni. 
E tra qualche giorno dovrebbero uscire i primi iscritti nel registro degli indagati. Il pubblico ministero della procura di Velletri, Giuseppe Travaglini dovrà fare i conti con una relazione stilata a seguito dell’analisi di centinaia di atti. Le cartelle cliniche verranno passate al setaccio, verrà analizzato la condizione dei pazienti e confrontata con le misure adottate dal personale sanitario. La domanda a cui gli uomini del Nas stanno cercando di dare una risposta certa è: se ci sia stata negligenza nell’applicazione delle misure di contenimento adottate nella struttura.

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Dai verbali dell’ultimo sopralluogo congiunto di carabinieri e Asl, datato 20 aprile, è emerso un quadro allarmante sulla “convivenza” tra pazienti positivi e negativi al coronavirus, un’insufficiente sorveglianza sanitaria e trascuratezza nell’assistenza dei malati, molti dei quali lasciati in precarie condizioni igieniche per un’intera notte.
Il sindaco di Rocca di Papa, Veronica Cimino, fa sapere che a seguito dei sopralluoghi, l’assessore alla Sanità della regione Lazio Alessio D’Amato ha inviato una copiosa nota di diffida alla clinica affinché adempia alle prescrizioni. E nel frattempo proprio ieri, gli ispettori dell’Asl Rm6 hanno provveduto a disporre una netta separazione tra gli ospiti: al primo piano ci sono i malati Covid e al piano terra i negativi.
Le prime evidenze messe a verbale dalla polizia locale di Rocca di Papa, e inviate alla Procura, sono risultate un campanello importante per rimettere a posto la situazione dal punto di vista della gestione della promiscuità dei pazienti: «L’obiettivo che abbiamo – dice il comandante Gabriele Di Bella - è la salute delle persone e salvare vite umane». Tra la notte di martedì e la giornata di mercoledì, a seguito di ulteriori ispezioni del personale Asl Rm6, sono stati trasferiti una trentina di malati in altre strutture nei reparti di medicina dedicati al Covid-19. Inoltre, quattro pazienti sono stati ricoverati nell’ospedale di Genzano, convertito ufficialmente nella prima Rsa Covid del Lazio dove è in attivazione un servizio di videochiamate con i parenti degli ospiti. C’è preoccupazione anche per il numero di positivi registrato nella clinica San Raffaele di Montecompatri, dove sono stati effettuati tamponi a tappeto e dove ci sono 26 casi positivi al coronavirus. 

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Sono quattro invece i decessi registrati ieri nella Asl Rm6 e riferibili alla cliniche San Raffaele del territorio: due uomini e due donne tra i 70 e i 90 anni. Venti sono i positivi registrati nell’intero distretto Roma6 che comprende i Castelli Romani e parte del litorale.
L’assessore alla Sanità della regione Lazio Alessio D’Amato ha fatto sapere che procedono a ritmi serrati le verifiche nelle Rsa del Lazio con 482 ispezioni già fatte: «L’Istituto superiore di sanità ha certificato che il numero dei decessi nelle Rsa del Lazio è 18 volte inferiore a quello della Lombardia - evidenzia D’Amato -.

La Lombardia, non avendo più posti in ospedale, ha spostato i ricoveri nelle Rsa. Nel Lazio non c’è mai stato e non c’è questo problema».

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