Roma, raduno a piazza Manila e rissa con la polizia: fermato Franchino, l'erede di Diabolik

Roma, raduno a piazza Manila e rissa con la polizia: fermato Franchino, l'erede di Diabolik
di Marco Carta e Pier Paolo Filippi
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Martedì 19 Maggio 2020, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 11:09

Piazza Manila trasformata in una curva da stadio. «Non me fate paura. Ve sfonno». Poliziotti insultati e presi a calci e pugni. Poi la fuga finale a piedi per evitare l'arresto. È cosi che Franco Costantino, detto Franchino, l'ultimo capo ultras degli Irriducibili, lo storico gruppo di tifosi della Lazio, ha voluto festeggiare la fine della fase due: ingaggiando un duro corpo a corpo con le forze dell'ordine. Una domenica di scontri in piena regola che si è conclusa per lui, e per il 38enne Simone Nastasi nel peggiore dei modi: con una condanna con rito abbreviato a un anno per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Nato e cresciuto in curva Nord all'ombra di Fabrizio Piscitelli, Diabolik, lo storico ultrà della Lazio ucciso il 7 agosto in un agguato nel Parco degli Acquedotti, Costantino, 48 anni, si trovava in piazza Manila domenica sera come tante altre persone.

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L'ASSEMBRAMENTO
Almeno 150 secondo la ricostruzione degli agenti del commissariato Ponte Milvio, intervenuti intorno alle 20 per disperdere la folla. Le disposizioni vigenti per contenere l'emergenza coronavirus, infatti, non permettono ancora gli assembramenti. Ma molte delle persone in strada non indossano la mascherina. Alla prime richieste di esibire i documenti, però, la situazione si fa subito incandescente. Di fronte alla poca collaborazione dei presenti, i poliziotti sono costretti a chiamare altri agenti in supporto. La piazza è piena.

IL BANCHETTO
A ridosso di un muretto c'è un gruppo di 20 persone che bivaccano. Bevono e mangiano insieme «senza rispettare le distanze minime di sicurezza», si legge nella nota di servizio. Tra loro c'è proprio Franchino, che subito parte in quarta: prima insulta gli agenti: «Che c... volete. Fatemi vede...» poi inizia a spintonarli. Nel giro di pochi secondi anche altri componenti del gruppo si scagliano contro i poliziotti «colpendoli con calci e pugni». Nella calca c'è chi prova a prendere la radio di servizio e chi invece cerca di sfilare la pistola a uno dei poliziotti.

LA FURIA
Di fronte all'imminente arrivo di altri agenti, parte del gruppo si disperde. Costantino, invece, continua a combattere. E dopo essersi sfilato la cinta dai pantaloni inizia a minacciare: «Vie qua te sfonno ... Non me fate paura». Vuole fare male alle «guardie» e per fermare la sua furia, uno dei poliziotti gli spruzza lo spray al peperoncino. Franchino è ko, ma in suo soccorso giunge un amico che aggredisce il poliziotto permettendo al capo ultrà di scappare a piedi verso via Flaminia. La fuga dura poco. Franchino viene fermato a fatica e con lui anche un membro del gruppo, che ha colpito con un pugno uno degli agenti. E' Simone Nastasi giornalista molto conosciuto negli ambienti ultras per il suo libro Il Caso Speziale, in tratta della presunta innocenza del tifoso catanese condannato per l'omicidio dell'Ispettore Raciti del 2007.

I FERITI
I tre poliziotti feriti vengono medicati all'ospedale Fatebenefratelli e riportano ferite giudicate guaribili fino a 4 giorni, mentre Costantino e Nastasi, difesi dagli avvocati D'Angelo Maurilio e Cristiano Sandri, ieri mattina sono stati condannati a un anno con rito abbreviato, come chiesto dal pm d'aula Andrea Iolis. Costantino, pluripregiudicato, è uno dei punti di riferimento del tifo della Lazio. Lo scorso febbraio è stato lui ad annunciare lo scioglimento degli Irriducibili. In passato era stato indagato per l'affissione in Curva Sud degli adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma durante Lazio - Cagliari dell'ottobre 2017. Nonostante il Daspo che per diverso tempo lo ha tenuto lontano dalle manifestazioni sportive, ha continuato ad essere uno dei punti di riferimento del tifo della Lazio. Lo scorso febbraio è stato lui ad annunciare lo scioglimento del gruppo degli Irriducibili, dopo 33 anni di tifo, con l'intenzione di riunire nel futuro tutta la galassia di tifosi che popola la curva Nord dello stadio Olimpico dietro un unico striscione col nome di Ultras Lazio. I membri del gruppo specificarono come la decisione non fosse legata alla morte dello storico capotifoso Diabolik che, secondo gli investigatori, era a capo di una delle organizzazioni criminali che negli ultimi anni aveva inondato Roma di cocaina.

 

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